Frederic Chopin – Le quattro ballate op.23, 38, 47, 52.
Parlare di Chopin in una recensione significa prima di tutto comunicare l’amore che si prova per il pianoforte. Ascoltare questo autore significa infatti accettare il suo lirismo, la sua tecnica, la sua devozione verso uno strumento che prima di lui non era stato sfruttato a fondo da nessuno.
Chopin è riuscito con le sue composizioni a rendere il piano uno strumento unico, lo ha reso il centro dei suoi studi e della sua musica, tirando fuori da esso le sonorità e l’espressività di un’orchestra. E’ impossibile non notare che tutte le composizioni di Chopin sono per lo più dedicate al piano solo, rarissimi sono i momenti in cui riesce a concepire il piano come parte di un insieme più ampio come quello di un concerto.
Il motivo di ciò è che il piano di Chopin è un’entità completa. La sua espressività è totale, così come la sua dinamica. In pratica non necessita dell’orchestra perché è capace di essere egli stesso orchestra e solista nello stesso tempo.
Le quattro ballate qui recensite si specchiano perfettamente con quanto appena detto. La loro costruzione armonica è tale da lasciare l’ascoltatore in un totale stato di attenzione/emozione. Le ballate numero uno e tre sono nel loro complesso più intime, oserei dire più consone al carattere romantico della musica di Chopin ricche come sono di chiaroscuri. Le ballate due e quattro invece sono pura energia. La ballata numero 2 in particolare è travolgente. Il mio approccio con queste composizioni è improntato sull’analisi della melodia e del risultato tonale complessivo, oltre che del piacere nell’ascoltarle ovvio ;-).
Spesso può accadere di assuefarsi al tempo di un brano di musica classica. In un allegro ci si aspetta un certo ritmo, così come da un pianissimo, o da un andante ci si aspetta un momento della composizione più descrittivo, intimo o introduttivo, preparatorio alla parte successiva.
Nelle ballate questo non lo riscontro, sono una fusione perfetta e indissolubile di melodia non fine a se stessa e dinamica. Il piano in tutto questo restituisce una tale qualità e varietà di suoni da lasciare letteralmente stupefatti.
Ascoltate la ballata numero 2 e resterete stupiti dalla forza emotiva della musica. Ascoltate la ballata numero 4 e notate la differenza tra l’equilibrio armonico e tonale della quasi totalità della composizione e l’improvviso cambio di tempo, intenzioni e rabbia delle ultimissime battute.
Altro da segnalare è l’esecuzione di queste ballate da parte di Maurizio Pollini. Egli esegue la musica di Chopin cosi come essa merita e pretende. Non ci sono indugi virtuosistici a scapito di introspezione. Ogni nota ha la sua cristallina importanza e come tale è suonata. Soffermarsi su un aspetto della musica di Chopin trascurandone un altro, magari assecondando solo le proprie capacità tecniche, significa distruggerla. Questo Pollini lo sa e ci regala un’interpretazione perfetta, equilibrata, di gran classe.
Come nota a margine di questa recensione vi consiglio di leggere il libro “Presto con fuoco” di Roberto Cotroneo edito da Mondadori ISBN: 8804403160. Questo libro è un continuo flashback tra la vita di Chopin e quella di un pianista (Benedetti Michelangeli ma nel libro non si dice mai il nome) che si imbatte in un manoscritto di Chopin con le ultime battute della quarta ballata.
Infine fatevi un regalo e ascoltate questo disco in particolare. Sarà davvero un’emozione che, familiarità o no con questo genere di musica, non dimenticherete facilmente.