Franco Ambrosetti & Uri Caine Trio – The Wind
Questo è uno di quei CD che possono arrivare a farti dire anche frasi fatte, perché è bello e ti permette tutto. Allora ecco la frase fatta: è un CD che riconcilia con il jazz, riferendomi con ciò al molto parlare di un jazz che non sa sempre rinnovarsi, con poche novità presenti e all’orizzonte.
Non siamo alle prese con un lavoro che contenga innovazione, e quindi per molti versi partiremmo proprio da quest’assunto di poca innovatività. Bene, le condizioni ottimali per affermare che quando i musicisti e la musicalità ci sono non c’è genere che tenga e vale la distinzione fatta da Duke Ellington non tra questa o quella musica, bensì tra musica bella e brutta.
Il trio di Uri Caine ha una gran bella sezione ritmica, con Drew Gress al contrabbasso (musicista coinvolto anche in progetti di jazz più radicalista e sperimentale) e Clarence Penn alla batteria, versatile e scoppiettante musicista che ha suonato con tantissimi e che più di qualcuno avrà visto e sentito con Richard Galliano in Italia e altrove. Stavolta c’è anche Franco Ambrosetti alla tromba, una voce del jazz storica, molto musicale e piacevole, definitivamente oltre il luogo comune sulla fatica nell’ascoltare la timbrica di questo strumento (al di là ovviamente dei gusti personali, frase che ripetiamo sempre e che sempre vale).
I brani scorrono molto piacevolmente in un jazz che, se sotto vari punti di vista è certamente anche ascrivibile al mainstream, attinge dal bop (be, hard o post che si voglia premettere) e trova gran parte della sua efficace riuscita nella bravura dei musicisti, che oltre al bagaglio tecnico banalmente immaginabile da chiunque conosca questi nomi sta nella capacità di suonare assieme, di raggiungere quel totale superiore alla somma, di fare dell’interplay (collettivamente) e delle proprie sensibilità (individualmente) i valori aggiunti rispetto alla partitura scritta. Caine ha un groove, una spinta, un’energia pulsante da trascinar con sé chiunque riesca a stargli dietro, e in questo la sezione ritmica si mostra decisamente adatta.
Ambrosetti gioca un po’ il ruolo dell’ospite, non tanto per distanza emotiva dal gruppo, con cui invece il soundscape risulta armonioso, quanto per differenza stilistica, inserita però con sobrietà e con grande musicalità.
Splendido disco, scintillante di musica.