Francesco Vannini “Dinecessitavvirtù”, recensione

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Franesco Vannini, talentuoso cantautore palermitano, sa che di fronte ad inattese difficoltà ed ostacoli inevitabili, l’andamento pantareatico della nostra esistenza deve, per ovvietà di cose, essere ricalcolato, nel tentativo di formulare un più consona modulazione argomentativa di un mondo osservato e vissuto. Così, arrivato al primo lavoro da solista, l’artista giunge con il suo allegorico Dinecessitavvirtù a raccontare quell’arte di arrangiarsi, resa celebre da Luigi Zampa ed Alberto Sordi.

Vannini, attraverso il suo EP riesce a raccontare, in maniera ora verista, ora grottesca, quel mondo visto attraverso gli occhi di un cantore per certi versi visionario e divertito, proprio come dimostra l’incipit di Bomboletta Spray, le cui corde stoppate restituiscono la sporcizia blues di un call and response, in cui strofa ed interludio dialogano tra di loro. Il brano, vicino al mondo di Ivan Graziani, si definisce attorno a basso e cassa al servizio del irragionevole sociale, guidato poi su i treni da una riuscita alimentazione ritmica, che si avvicina con la titletrack ad un De Gregori d’annata ( Bufalo Bill e Natale).

Se poi, le gocce del pianoforte in Soltanto una canzone rendono al meglio la concettualità di surreale, è con Un uomo qualunque che l’autore giunge all’apice compositivo. L’impostazione vocale più profonda, accudita dalla freschezza narrativa di un’armonica, definisce una narrazione costruita su di una struttura di sdoppiamento recitativo e sensoriale, alimentato da idee ragionate e distorsioni moderate, in grado di dar luce ad un outro libero, pronto a confermarsi apice ricco di sfumature dalle tinte decise, proprio come il disco nel suo insieme.

Un platter (…e scusate l’ossimoro) fortemente delicato, breve opera in cui entrare piano piano.

Tracklist:
1. Bomboletta spray
2. I treni
3. Dinecessitàvirtù
4. Soltanto una canzone
5. Un uomo qualunque