Foo Fighters
Una bomba pronta ad esplodere; in cui si vede, grazie ad una parte in cristallo, il meccanismo che ne causerà l’esplosione.
In attesa.
Un titolo che ci prefigura scenari post-atomici.
Questo quello che vediamo nella copertina dell’ultimo lavoro dei Foo Fighters.
Una copertina di forte impatto, riuscitissima sia come scelta stilistica che come grafica, ma soprattutto perchè rende alla perfezione quello che questo disco ed i Foo Fighters sono.
Una bomba che esplode di energia ne ha parecchia e altrettanta ne troviamo nelle canzoni di questo gruppo, nato da una costola dei Nirvana, o per meglio dire, nato dalla reinvenzione del batterista dei Nirvana che diventa qui cantante e chitarrista.
Ma se i Nirvana erano energia non imbrigliata, allo stato puro e caotico, i Foo Fighters risultano invece imbrigliati, come compressi in un contenitore, una bomba appunto, che pur tuttavia deve ancora esplodere, quindi energia in potenza.
Per esplodere una bomba necessita di una carica, di un innesco così come le canzoni di questo lavoro innescano in chi le ascolta la voglia di esplodere, di sfogarsi, di urlare.
Non ti accompagnano tuttavia nell’esplosione; ti caricano, poi sta a te metterci l’energia.
E’ una bomba particolare, in parte fatta di cristallo.
Questo ci permette di vedere dentro, di vederle l’anima.
Allo stesso modo i FF ci permettono di percepire le loro emozioni dentro ai brani, grazie a parti melodiche e romantiche che fanno da controaltare alle parti più “urlate”.
Questo stile di composizione li ha spesso fatti incasellare come un gruppo Emo, ossia di Emotional Rock, genere che, anche se riscuote sempre più successo soprattutto fra i più giovani, fa un po’ storcere il naso ai puristi del rock più duro e punk che lo vedono come una concessione fatta all’industria discografica per allargare il bacino di utenza di un gruppo.
Una bomba porta il pensiero alla guerra, alla distruzione, alle macerie, allo sporco.
E proprio lo sporco, o per meglio dire la non voluta perfezione melodica si sprigiona dalle chitarre distorte e dalle voci rese grezze dalla distorsione, scelta stilistica così cara all’ambiente grunge e indie e magistralmente interpretata dai Foo Fighters.
Tutte le bombe hanno un tempo di caduta che precede l’esplosione.
Una calma durante la caduta che precede lo scoppio finale, e che a sua volta viene seguito da un momento di silenzio.
Allo stesso modo le canzoni dei Foo Fighters contengono spesso una fase tranquilla, che precede lo “scoppio” musicale della band, per poi molto spesso ricadere in un successivo momento emozionale di melodie più tranquille.
Come le bombe vengono prodotte in serie, così questa struttura melodica della pausa-esplosione-pausa si ripete forse un po’ troppo negli album dei Foo Fighters, diventando loro malgrado la cifra stilistica più riconoscibile e rischiando di far divenire il loro lavoro un prodotto fatto in serie.
Insomma come nella bomba della copertina, fatta di due metà inconciliabili -la parte esplosiva e quella di cristallo- allo stesso modo
i Foo Fighters nelle loro canzoni trasmettono molta energia, ma un po troppo convogliata, come se non volessero essere cattivi fino in fondo.
Essendo al terzo disco, tuttavia questo impianto è pressochè perfetto, dal momento che riesce a regalare canzoni molto belle e potenti anche se con ritornelli e motivetti accattivanti.
In questo riescono ormai benissimo e proprio per questo hanno un seguito così ampio.
Come dire, un pochino fanno i piacioni, e ci riescono a meraviglia, anche grazie alla forte dose di ironia che spesso li accompagna dal vivo come nei loro video.
Un album quindi che sì è una bomba, ma che volutamente non viene fatta esplodere.