Fashwn – Boy Meets World
Proprio nel momento in cui la speranza era prossima a morire e nell’ora in cui gli appassionati di Hip-Hop cresciuti a pane e Juice Crew si stavano rassegnando definitivamente al fatto che gli unici dischi nuovi che avrebbero comprato sarebbero state ristampe di vinili la cui uscita originale era datata, bene che andasse, nel decennio precedente a quello in corso…proprio nel momento in cui i nuovi lavori di vecchie glorie come AG e Sadat X sembravano salvare dall’astinenza dell’ascolto di qualcosa di nuovo…ecco spuntare dal nulla un ventiduenne di Los Angeles dal nome Fashawn.
Chi è Fashawn? Non ha affiliazioni note con nessuna crew, nessun precedente e nessun tipo di vicenda “extra-musicale” che lo renda conosciuto. E’ semplicemente un ottimo rapper capace di rappresentare la scena angelena rimanendo lontano da alcuni luoghi comuni legati alla città degli angeli e che spesso ne hanno decretato la fine musicalmente parlando.
I tempi in cui il gangsterismo a tutti i costi e l’abuso di sintetizzatori e suoni “mellow” sembra però finalmente esser finito e forse tra tutte le scene underground quella californiana è proprio quella che ha tirato fuori gli elementi più interessanti. Peccato solo che nella maggior parte dei casi la scintilla si è fermata su mixtape e su circuiti locali, negando ai nuovi talenti la possibilità di farsi luce su un album vero e proprio.
Fashawn sembra sfatare questo mito. “Boy Meets World” è un album che suona fresco ed originale, con un feeling di vero Hip-Hop che aleggia dall’inizio alla fine. Il flow nasale di Fashawn ricorda quello di un giovane Nas ma con un tono più luminoso che cupo. Certamente la strada per arrivare all’eccellenza tecnica dell’mc del Queens è ancora lunga ma le abilità al microfono ci sono tutte, combinate tra l’altro con un’ottima capacità di storytelling.
Quello che purtroppo è vero al giorno d’oggi è che una cattiva produzione può velocemente rovinare la carriera anche del miglior rapper del mondo. Fortunatamente Fashawn sembra vederci lungo anche nelle scelte musicali, affidate per la totalità dell’album al concittadino Exile.
Dopo un “Intro” che mette immediatamente in luce l’intensità delle rime del giovane mc, il primo pezzo accende subito le fiamme: “Freedom” infatti è una dichiarazione d’indipendenza fatta tramite versi decisi e convincenti stesi su una base semplice quanto picchiante, arricchita da un campionamento di Talib Kweli. Ma Fashawn è anche piuttosto versatile e nei due pezzi successivi prende un atteggiamento più riflessivo e tranquillo, prima in “Hey Young World”, che non è una cover bensì un omaggio a Slick Rick (ma anche allo stesso Nas) e poi nella jazzata “Stars” in cui si ricrea un mood che ricorda vagamente quello dei Digable Planets.
Il singolo che ha anticipato l’album è “Life As A Shorty”, pezzo in cui lo storytelling incontra la nostalgia e lo street appeal si affianca ad un suono più aperto, aiutato anche da un ritornello cantato che potrebbe portare il pezzo ad un discreto successo commerciale. Il sound si fa di nuovo grezzo in “The Ecology”, racconto dei ghetti di Los Angeles in stile eccelso, eccellente showcase per Fashawn che sembra più a suo agio su atmosfere di questa ruvidezza. Evidentemente un nome di lusso dell’Hip-Hop di L.A. come Evidence dei Dilated Peoples lo ha capito e serve al nuovo discepolo una base delle sue in “Our Way”, di sicuro uno dei migliori momenti dell’album, arricchito da scratch, grandi rime e la partecipazione anche vocale del produttore.
L’introspettiva “Why” apre la seconda parte del disco e mantiene il livello molto alto offrendo minuti di grande profondità senza mai perdere di vista l’intensità del flow. Più leggera, almeno nei contenuti, “Samsonite Man”, dedicata a chi è sempre con la valigia pronta per motivi di lavoro, tratta da esperienze personali e capace anche di colpire grazie alle belle rime di Fashawn. Gioca ancor più coi sentimenti la souleggiante “Father”, pezzo sull’assenza di una figura paterna e di tutto ciò che questa comporta, espressa con rime infuocate interrotte da parti cantate e da un ritmo piuttosto tranquillo.
I fans delle posse-cut non saranno delusi da “Sunny Ca”, l’immancabile dedica al sole della California fatta insieme ai promettenti compari Coss e Mistah Fab in grande stile, rilassato e potente. Divertente il duetto con Exile nel freestyle di “Bo Jackson”, bel momento di Hip-Hop vecchio stile, trascurabile invece il sound latino di “Lupita” che sembra solo un filler che ci divide dall’ottimo finale di “When She Calls”, amaro resoconto di vite difficili trasportate in versi in maniera egregia per un’atmosfera emozionante che chiude l’album forse nel modo meno aspettato, piuttosto cupo e pessimista.
“Boy Meets World” vale a dire il ragazzo incontra il mondo e Fashawn sembra proprio essere pronto e sicuramente con una maturità impressionante per la sua giovane età. Il talento è tutto lì e anche l’amore per questa musica sembra ben coltivato, tanto da rendere questo uno dei migliori esordi Hip-Hop degli ultimi anni ed un disco che si farà ascoltare anche dai veterani più scettici.