Facciascura – Quanti ne sacrificheresti?

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Facciascura – Quanti ne sacrificheresti?

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Il sottoscritto ha iniziato a suonare la chitarra abbagliato da leggende di musicisti affascinanti che attiravano le donne come le api con il miele… (1)  ed è finito per suonare “La canzone del Sole” o “Albachiara” in spiaggia mentre gli altri limonavano (2). Allo stesso modo ha iniziato a scrivere recensioni solleticato dall’idea di avere i CD gratis dalle case discografiche, ma lo ha fatto nell’epoca del file sharing e dell’mp3… doh! (3)

Eppure mi passano tra le mani anche CD di gruppi non conosciuti (odio la parola “esordienti”) che mi chiedono una recensione, musica e musicisti che non avrei potuto conoscere in altro modo, e che spesso si rivelano delle belle sorprese, e lasciano in bocca quel sapore acidulo dell’incompletezza, e la voglia di andare più a fondo.

E il caso di questi Facciascura. Il gruppo veronese si colloca tra quelle formazioni cresciute a pane e grunge nell’età della consapevolezza, forse un po’ di Litfiba e new wave/rock italiano durante l’età dell’incoscienza, Afterhours (purtroppo…) Karma e spaghetti/grunge tra le due ed ora, alle soglie della maturità, digerisce ed assimila tutto.

Mi trovo in difficoltà a recensire questo disco, per la semplice ragione che, ad un primo ascolto, non mi sono sembrati particolarmente originali. Puliti, sì, tecnicamente dotati sì, seppure non presi da furia competitiva, eleganti negli arrangiamenti sì, ma poco sanguigni. Eppure…


Eppure molte sono le qualità di questo lavoro che lo fanno comunque emergere, e che non lo fanno sfigurare nemmeno se messo a confronto con le registrazioni di altri e più blasonati gruppi italiani, in cui la complessità pop è spinta fino al barocchismo, ed i virtuosismi vocali risultano a volte un po’ sguaiati, specie dal vivo (capito di chi parlo? ;-)) Il disco non è un capolavoro, è forse “solamente” un buon lavoro, ma ad essere onesti in Italia non escono capolavori nemmeno nel mainstream, ultimamente, ed allora invece di fare come Diogene, in cerca con una lanterna del disco perfetto, scoverò all’interno di questo disco ciò che lo rende un buon lavoro, ciò che lo rende, in tutta onestà, un CD che si fa fatica a togliere dal lettore.

Pop/rock di facile ascolto, che accarezza le orecchie, ma testi che si allontanano dalla semplicità della musica, che a volte sono pure feroci, venati da un sottile misantropia e che sono a mio parere il vero punto di forza di questo lavoro. La voce di Carlo Capiotti, inoltre, rimanda certo a sonorità grunge, ma ritagliandosi una sua originalità, sia nell’impostazione che nella tecnica, le composizioni non scadono nella banalità… forse un po’ nel “già sentito”, ma mai nella banalità. Da mettere in risalto il cameo di David Moretti, cantante dei Karma, che porta il suo contributo a “il cielo” brano che originariamente era, appunto, dei Karma, e che chiude in bellezza questo lavoro.

E’ un disco che consiglio, questo, e sicuramente non perderò l’occasione di andarli a vedere dal vivo… se mai, in questi tempi bui ed olezzanti di “tribute bands”, si riuscirà a dare ancora spazio a gruppi onesti che lavorano duro per portare in giro la PROPRIA musica.


(1) Non è assolutamente vero 😉 ma era mooolto funzionale all’articolo ;-D
(2) Questo è vero.
(3) Doh!