Eugene Mc Guinness, recensione del cd omonimo.
Se l’uomo con la bombetta di Magritte facesse un disco, forse farebbe qualcosa di molto simile a questo lavoro.
L’assonanza con il lavoro del grande artista mi risulta davvero immediata, e non volendo entrare in una disamina approfondita del lavoro di Magritte, possiamo tuttavia dire che il respiro surreale e spiazzante che si vede nella sua pittura, è come se qui fosse messo in musica.
Le idee del giovane Mcguinnes sono davvero strambe, spiazzanti e surreali. Guardatevi su youtube alcuni suoi video per capire cosa intendo.
Disco inglese fino al midollo, tanto in stile inglese da sembrare quasi manieristico ed autoreferenziale, questo lavoro raccoglie canzoni e melodie che vanno a ripescare alle radici della musica anglosassone, toccando tuttavia corde nuove, orecchiabili, e divertenti.
E’ davvero una sensazione strana quella che si ha ascoltando questo disco:
non si può non sentire la sua anima completamente ed unicamente inglese, tuttavia il “corpo” delle canzoni, riesce a trasmettere emozioni internazionali, facilmente carpibili anche da italiche orecchie all’ascolto.
Le canzoni sembrano semplici canzoncine fine a se stesse, un po’ come quelle filastrocche che si imparano da piccoli e che ogni tanto ci si scopre a canticchiare senza volerlo. E proprio come le vecchie filastrocche restano in testa e da lì non escono più.
Come spesso accade in realtà la semplicità nasconde una bella dose di capacità di sintesi e di semplificazione e fa diventare queste melodie facili ma non certo nel senso di “commerciali”.
Una bella antologia della musica inglese, un po’ come un piccolo bigino del brit-pop inteso nella sua accezione più ampia e creativa che spazia dai Police, ai Talking Heads ma anche ad un Peter Gabriel prima maniera.
Proprio come un’antologia, il nostro salta e vola tra generi ed epoche come farebbe un peter pan… sotto acido.
E sempre sotto acido, ci si ritrova in un giardino, seduti all’ombra, a sorseggiare del tè sfogliando un vecchio album di famiglia, a ben guardare poi la famiglia, si noterà che è abbastanza stramba con figure pazze o fantastiche.
Ecco allora apparire tra le pagine la vecchia nonna ormai 102 enne che avrebbe tranquillamente potuto ballare al ritmo di “Those Old Black And White Movies Were True” negli anni 30; ecco la zia ormai 70 enne che magari avrebbe potuto conoscere suo marito ad un gran ballo, al ritmo di “Wendy Wonders” negli anni 50. La cuginetta punk, poga al ritmo di “Fonz”, che fa tanto “The Clash” incollati con succo d’acero a degli edulcorati “Sex pistols”; mentre il fratellino se ne esce in bici ascoltando una canzone pop-rock come “Atlas”.
Il tutto con sullo sfondo una “Crown the Clown” in cui il nostro Eugene, ci fa sentire tutta la sua capacità onnivora e multidisciplinare.
Insomma un cd confezione famiglia, che suona senza sembrare fuori luogo sia nello Yorkshire che nella nostra più prosaica Val Padana.
Cd perfetto come colonna sonora di un film su “Alice nel paese delle meraviglie”, con Eugene magari anche nella parte del Bianconiglio o del Cappellaio matto.
Disco breve, ma che non fa pause, che mi ha regalato le emozioni di un giro in un ottovolante, quelli dei vecchi luna park che non fanno più paura a nessuno ma che ancora sanno regalare delle emozioni vere.