Eskimada”Eskimada”, recensione
Novembre e dicembre sono da sempre periodi storicamente vitali per le nuove release. Il vuoto settembrino si contrappone tradizionalmente ad un vorticoso accalcarsi di dischi, libri ed eventi che, in attesa del finir d’anno, si mostrano al pubblico attento ed interessato a ciò che di nuovo esce sul mercato underground.
Tra le miriadi di proposte, questa settimana entriamo nel territorio della Red Cat Promotion, agenzia musicale che si auto definisce come una sorta di filtro tra le band e la stampa. Mezzo per veicolare un dialogo attraverso un lavoro attento e ponderato, per aiutare le band emergenti ad uscire dal guado.
Iniziamo dunque ad affacciarci sul giardino del gatto rosso trovando gli Eskimada, band nata dalle ceneri fumanti dei Naked Weapons e dalle idee rock di Raffaele Pibiri, voce del crossover offerto dall’ensemble sardo.
Dopo un fisiologico terremoto di assestamento, il quintetto isolano si definisce attorno ad una momentanea stabilità atta a concettualizzare il primo Colpo, armato di retroterra alternative e heavy.
Ad aprire il debut è Keep in the strenght, il cui ottimo attacco definisce un’incipit attraente; infatti il brano appare convincente sia per il groove che offre, sia per il buon uso della doppia voce, che, nonostante gli sviluppi tipicamente modernisti, ci riporta ad un post grunge che trova negli anni ’90 influssi e inspirazioni. A concretizzare questa ipotesi iniziatica è la vera perla di questo full lenght Lose control, in cui la voce sembra ispirarsi al Mike Patton di Angel Dust. Il brano, strutturato in maniera propedeutica al picco metaforico del controllo vocale, viene raccontato attraverso stimoli urlanti ben assetati e narrazioni calibrate al pari dell’outro ballad di Stand e della soffice e posata traccia d’interludio. Un disco piacevole che possiede una quattro corde d’impatto, capace di amalgamarsi armonicamente ai riff maideniani di Right now e alla convincente aurea post di The 16th minute, in cui incipit ciclico misura corde sporche e genuine, per un alternarsi di sensazioni alimentate da stimoli musicali deja ecù.
Un disco che in maniera ciclotimica fornisce buoni spunti su cui lavorare per il futuro, in maniera da superrare quell’aurea di ingenua gioventù iniziatica. Da un lato gli Eskimada forniscono la necessaria freschezza e dosi di buona energia, ma inevitabilmente portano con sé una condizione ancora acerba come dimostrano cover art e set fotografico del mini booklet che, oltre ad essere orfano dei testi, propone piccoli errori di giovinezza.
Tracklist:
1. Keep in the Strength
2. All I Need
3. Stand
4. Hero
5. Lose Control
6. Interiudio
7. The 16th Minute
8. Right Now
9. Action