Eric Bibb – Get on board recensione.
Mi sono oramai convinto, dopo aver ascoltato vari lavori di Eric Bibb, che questo artista è uno fra i più piacevoli ed interessanti esecutori di blues della scena mondiale.
Il fatto che il quasi sessantenne Bibb sia semisconosciuto al di fuori della cerchia degli appassionati del genere è un vero peccato perché la sua sensibilità esecutiva, la delicatezza dei suoi brani, la sua capacità di suonare ciascun brano senza mai eseguire una nota in più di quanto richiesto, lo rendono un musicista ed un cantante interessante anche per gli appassionati di musica in generale e non solo per i patiti delle dodici battute.
In attesa del suo prossimo lavoro, la cui uscita è prevista per giugno di quest’anno, l’ascolto di “Get on board”, uscito nel 2008, conferma la coerenza di questo artista, che ci fa sempre sentire il respiro della tradizione blues, pur pennellando i suoi brani di venature gospel e soul.
Questo album inizia con la coinvolgente “Spirit I am”, con cori gospel, fiati ed un testo carico di spiritualità, come avviene per gran parte dei brani di questo album, e prosegue con “The promised land”, un breve blues acustico impreziosito da slide guitar, armonica e organo Hammond, e “New beale street blues”, pervaso da atmosfere che ci fanno respirare l’aria di New Orleans.
Quando arriva “Get on board”, siamo già saliti a bordo da un bel pezzo e continuiamo a viaggiare, sulla ritmica di questo brano, per arrivare a “If your hearts ain’t in it”, lento e coinvolgente, probabilmente la vera perla di questo lavoro.
“Pockets” e “River Blues” ci fanno ascoltare in dettaglio la chitarra acustica fingerpicking di Bibb, mentre la successiva “Deep in my soul” fluisce piacevolmente.
“Conversation”, in cui duetta con la cantante Ruthie Foster, continua a farci sentire lo scorrere del Mississippi, fra chitarra acustica ed armonica, mentre “God’s kingdom” è un blues classico (un po’ ripetitivo, forse, ma sto davvero cercando il pelo nell’uovo…).
La davvero splendida “Step by step”, con toccante assolo di chitarra acustica slide, e lo spiritual “Stayed on freedom” chiudono degnamente l’album.
Per cercare di spiegare le sensazioni che trasmettono in generale tutti i lavori di Bibb prendo a confronto quello che è probabilmente il più grosso successo commerciale intriso di riferimenti di blues acustico degli ultimi anni, l’album “Unplugged” di Eric Clapton. Un album piacevole, inciso molto bene. Una serie di brani che scorrono saccheggiando qua e là Robert Johnson e compagni, un lavoro che propone al grande pubblico atmosfere blues in una veste a tratti un po’ patinata.
L’ho ascoltato decine di volte, ho “consumato” il CD a forza di ascoltarlo, ho apprezzato la chitarra e la voce di Clapton, ma mai ho sentito il trasporto emotivo e la delicata tristezza che sento spesso affiorare dai brani di Bibb.
Anche a costo di non essere “politically correct”, penso che il tutto si possa riassumere dicendo che Clapton, a differenza di Bibb, suona blues prevalentemente per i bianchi e non riesce quasi mai a lasciare i suoi brani emotivamente sospesi, come se l’anima fosse da un’altra parte durante l’esecuzione.
Bibb riesce inoltre ad eseguire i suoi brani, anche quelli di sola chitarra acustica e voce, senza che essi siano monotoni, rischio che Clapton riesce a gestire solo grazie ad arrangiamenti raffinati.
La qualità dell’incisione è buona e se siete fra i fortunati possessori di un buon impianto hi-fi apprezzerete la pulizia ed il dettaglio di questo disco: nei brani acustici l’effetto presenza è particolarmente evidente ed in questo caso, a differenza delle incisioni Telarc di musica sinfonica dove a volte la scena sonora risulta irreale, ritengo sia un valore aggiunto.
Dimenticavo… se vi piace “Get on board” comprate anche il precedente “Just like love”, altrettanto splendido e con una elevatissima qualità di incisione.