Elara “Soundtrack for a quiet place”, recensione ed intervista
Il progetto Elara nasce, come si legge nell’official bio, dalla ricerca di un anelato momento di riflessione, inteso come un difficoltoso inseguire di attimi tranquillizzanti; sviluppo improvviso che ha portato ad un cambio direzionale lo stile dell’ex Mildewed. Infatti, lasciata alle spalle il metal HC, la luce degli Elara carpisce il proprio vivido bagliore post rock, da spezie blandamente indie e fortemente ambient, attraverso tecnici incontri e sguardi disincantati verso il mondo classico che, per mostrare la propria pienezza, attende solo il full leght di debutto (…questo Soundtrack for a quiet place offre una tempistica da extended played).
L’album, dopo un’introduzione soffice e scomposta, ci trascina dentro l’accorta partitura attraverso un attacco potente che, a differenza dei cliché tipici del genere, non preannuncia un vero e proprio climax narrativo. Infatti l’ascoltatore entra nella selva sonora in maniera naturale, attraverso una vigorosa spinta centripeta, atta a presentarci una breve implosione che, seguendo il sentiero narrativo, va a calmierarsi verso le tipiche lande rasserenate di una natura incontaminata. Il lavoro ossessivo della batteria appare sin dalle prime battute delizioso ed in grado di trasformare sensazioni mediterranee nelle spezie dell’immaginifico nordico, tipico del post rock.
Quella degli Elara è dunque una musica onirica e nuvolare, che va a maturare dopo sei minuti ( pochi per il genere) con piccole gocce di note che aprono il minimale approccio alle pelli e al buon tecnicismo lontano dall’esasperazione. Le note sfumano come in una dissociazione molecolare in We are infinite, andando poi a ricomporsi verso una direzione emotiva, che si fa più concreta e decisa per poi inoltrarsi su silenzi composti, pronti a ridefinire un ambientazione comunque particolare per una traccia eterea come Seljalandosfoss, che con le sue note chiude uno piccolo grande ep.
Insomma…un disco da ascoltare in silenzio che non può e non deve essere disturbato, per riuscire a carpire le sue sfumature più profonde.
Intervista
1. Come di consueto le mie interviste si aprono con la medesima domanda…Da cosa deriva il vostro nome? Cosa significa Elara e come nasce la scelta del vostro monicker?
Elara è un satellite di Giove. Il nome fu scelto da Luigi quando fondò il progetto nel 2008, dovuto alla sua passione per l’universo e tutto ciò che lo compone.
2. Osservando la cover art ed affiancandola al titolo dell’Ep potrebbe sorgere il dubbio di essere di fronte ad un ossimoro; un posto quieto il cui silenzio naturale è consumato dal rumoroso e dinamico spostarsi di lupi. Quali significati nasconde la cover art?
In realtà la quiete accennata nel titolo dell’EP fa riferimento ad una fuga dalle frenesie e dal frastuono della vita quotidiana; la corsa della mandria dei lupi sulla neve ci dava proprio questa sensazione. Un movimento collettivo alla ricerca di luoghi tranquilli dove poter riposare corpo e mente.
3. Come e perché una band come la vostra è costretta ( o forse è una ragionata scelta?!) a migrare al nord sotto le ali della Fluttery records?
Nella galassia delle etichette indipendenti, la Fluttery Records presenta nelle sue fila valide bands molto vicine a noi per sonorità e sensazioni espresse, alcune delle quali hanno raggiunto già un discreto successo in termini di visibilità nella scena musicale post rock-ambient, come ad esempio i Mooncake.
4. Come è avvenuto l’incontro?
A lavoro ultimato abbiamo inviato il materiale ad alcune etichette che rispecchiassero le nostre peculiarità; la Fluttery Records è stata la prima a manifestare un interessamento al nostro lavoro ed a proporci una collaborazione.
5. Perché un Ep e non un full lenght?
Al momento dell’entrata in studio la volontà era di registrare alcuni dei nostri brani che potessero al meglio promuoverci ad etichette del settore.
L’EP ci è sembrato semplicemente il formato di produzione più idoneo, viste le nostre possibilità economiche, per creare un prodotto il più possibile professionale e curato dal punto di vista tecnico.
6. Toscana, vostra terra natia non appare molto in tinta con le tematiche e le atmosfere che proponete… (un poco come i gruppi black metal della California ) , da dove arrivano realmente gli Elara?
La musica degli Elara in realtà vuole trasmettere delle sensazioni ed emozioni che, se dovessero rispecchiarsi in luoghi o paesaggi, si potrebbero ritrovare nelle atmosfere di scenari nordici e di natura incontaminata; in questo senso ci hanno sempre attirato le sensazioni di positività e serenità che questi luoghi apparentemente freddi e cupi, danno a chi li osserva sotto un altro punto di vista.
7. Rispetto alla composizione delle vostre tracce quale è l’iter realizzativo? Come nasce una traccia degli Elara? Quali sono i punti di partenza e di arrivo?
Generalmente i pezzi vengono costruiti su una composizione orchestrale che successivamente subisce una evoluzione strumentale con l’aggiunta delle linee di chitarra, basso e batteria.
Durante la stesura, il pezzo viene registrato, ascoltato e riarrangiato fino a quando non lo riteniamo effettivamente completo.
8. Rispetto ai cliché del genere i brani da voi proposti possiedono una durata limitata. Non credete che questa tipologia di musica possa necessitare di un percorso più diluito per ottenere un impersonificazione dell’ascoltatore con la narrazione sonora?
Dipende da cosa vuoi esprimere con il brano. Nel nostro caso non si tratta quasi mai di una narrazione sonora, ma più di riuscire a trasmettere una sensazione immediata. La stessa che riesce, per esempio, a regalarti un sorriso mentre guardi una vecchia foto o sei di fronte a un paesaggio maestoso.
Se poi ci pensi bene, il minutaggio di un pezzo non è sempre così fondamentale per riuscire a trasmettere una determinata emozione durante l’ascolto. Prendi ad esempio un brano dei Mono, che può durare anche 10 minuti ed uno di Jònsi di una durata media di 3 minuti, in entrambi i casi c’è da rimanerne a bocca aperta.
9. Toglietemi un dubbio… se le informazioni trovate on line sono esatte siete pisani…e avete partecipato alla compilation We love Livorno…
Tutti e tre siamo cresciuti a Cecina (in provincia di Livorno), dove lavoriamo, proviamo e componiamo e spendiamo gran parte della giornata. Al di la di dove abitiamo oggi, ci sentiamo ancora livornesi e quindi ci ha fatto molto piacere partecipare a questa compilation piena di valide bands e vecchi amici. Cogliamo l’occasione per ringraziare Matteo dell’Inconsapevole Records per averci dato questa opportunità.