East Rodeo “Morning Cluster”
Una ventata di aria fresca sta per arrivare dalla Croazia, luogo in cui questo Morning Cluster ha già visto la luce un anno addietro. Oggi dopo qualche mese di attesa il quintetto italo-croato si offre al pubblico alternativo della nostra penisola, armato di un disco “nuovo” che, grazie alle guest (Greg Cohen, Marc Ribot, Warren Ellis, Ivana Saiko e Giulio Favero), offre all’ascoltatore un prodotto capace di far vivere la musicalità in maniera diversa e creativa, attraverso un apertura inusuale verso un ampia gamma di sensazioni, tecniche e direzionali, proprio come dimostra l’introduttiva Trom. La traccia, in cui un gioco minimale di suoni meccanico-ipnotici si accompagnano uguali e se stessi ai tremori delle pelli, definisce una sonorità aspra solo in incipit, capace di ammansirsi grazie alla complementarietà della chitarra.
A stemperare progressivamente e definitivamente l’aria ci pensa poi la voce di Nenad Sinkauz, calda e splendidamente indie, in grado di non piegarsi al prevedibile.
L’onda sonora che caratterizza l’apertura di questa new release intaglia i suoni attraverso una visione cromatica della musica. All’interno del combo, infatti, appare chiaro sin da subito la necessità espositiva genuina e non veicolata, nel tentativo, per altro riuscito, di dare voce al brainstorming ponderato.
L’opera nobile degli East Rodeo non sottovaluta la sperimentazione avanguardista ( Straws in glass) e neppure una ricercata verve recitativa, come dimostra la cupa e decisamente artistica Mrs. Cluster. Dal climax vocale emerge con preponderanza il sapore alternativo, all’interno di un mondo che si snaturalizza in un viatico blandamente discorsivo e rumoristico. Distorsioni e stilettate si mescolano poi a tappeti ragionati di condensato post, che desertificano parzialmente gli eccessi (perfetti) del brano
Con Crni Gadtorniamo poi alla mescolanza tra incedere industrial-noise e un approccio soffice e sognante, definito da un sentore Einsturzende, raccontato in lingua croata, capace, con le sue spigolosità, a divenire valore aggiunto alle sensazioni inseguite dalla traccia, depredata nel suo essere da folli cambi direttivi, in un rock perfettamente futuristico tanto quanto la splendida cover art di Danijel Zezelj, che con la sua forte di ispirazione interposta tra Balla e Carrà, definisce con decise pennellate un inquietudine in divenire, nonostante l’apparente stasi.
Il disco a tratti sembra navigare nelle reminiscenze Sonic youth e nelle sensazioni di libero jazz, intercalato al noise mai fine a se stesso. Il brano 939 hz infatti, ci conduce proprio in un free future tribalistico, in cui l’avanzante sviluppo alternativo si incontra con un accenno d’altronica, ben distribuito su di un curioso alternarsi di ritmiche esplorative, proprie di alcuni episodi della musica estrema norvegese.
Da qui si scende verso le profondità oscure della band, attraverso una composizione curiosa come Ballad of Lc, ancora una volta scolpita all’interno del pentagramma, in maniera originale e creativa tra beat e aperture decontestualizzanti. Tra i migliori episodi infine annoveriamo i venti scanditi dall’ American Dream, il cui sapore vintage, dominato dal basso di Alen Sinkauz, ci introduce il una realtà parallela, ipnotica ed angosciante, resa preziosa dalla struttura vocale postpunk, volta ad un seducente abbraccio sonoro con la sei corde.
Dunque chiudete gli occhi e fatevi trascinare dai meccanismi disorientanti che crescono e si modificano attraverso un continuum temporale a tratti spezzato ed etereo.
Tracklist
1. Trom
2. Mrs. Cluster
3. Crni Gad
4. 939 Hz
5. Ballad of LC
6. Straws in Glass
7. American Dream
8. Step Away from the Car
9. Re: Trom
10. Brod