Duran Duran – Rio (1982)
Per quanto riguarda la storia della musica, gli anni 80 vengono spesso valutati con opinioni
radicalmente opposte. Ci sono molti che li considerano una sorta di “inizio della fine della musica
vera”, che a loro dire sarebbe rappresentata prevalentemente solo da quella prodotta negli anni 60
e 70. Molti altri, fra i quali il sottoscritto, la pensano in modo radicalmente diverso, ritenendo che,
nonostante tutta quella iniezione di sintetizzatori e musica elettronica (a dire il vero, spesso
eccessiva), ci fosse in giro anche molto talento, proiettato verso il sound del futuro. Fra le band che
spazzarono via ogni record in termini di popolarità, sfruttando al meglio anche la potenza mediatica
di MTV, sicuramente ci sono i Duran Duran.
I 5 ragazzi inglesi, di Birmingham, esordirono nel 1981 con l’ottimo album omonimo, che faceva il
verso a gruppi come Roxy Music e Japan, così come a David Bowie. Ma fu nel maggio dell’anno
successivo che toccarono il picco della loro fortunata carriera, realizzando il disco pop perfetto: Rio.
La copertina viola, che ritrae il volto di una bella ragazza disegnata da Patric Nagel, contribuì a
dare ancora più fascino all’LP, la cui base elettronica è certamente opera del biondo etruccatissimo
Nick Rhodes, mente e tastierista eclettico dei Duran, sulla quale si inserisce alla grande la
bellissima voce dell’ormai mitico Simon Le Bon. Quanto al bassista, John Taylor, è ancora oggi
considerato uno dei più bravi di sempre, mentre il chitarrista Andy Taylor e il batterista Roger
Taylor (strano a dire ma i tre, pur avendo lo stesso cognome, non sono neanche parenti)
contribuirono alla grande a sporcare di rock il suono dell’album.
Analizzando le sue canzoni,
l’iniziale title track, estiva, accattivante e con un super ritornello radiofonico, fu lanciata da un video
che resterà per sempre nell’immaginario collettivo planetario. Girato sull’isola di Antigua, con
protagonista la splendida modella Reema Ruspoli, vede la band che suona e canta su un veliero
da sogno, mentre veleggia nel mare dei Caraibi. L’assolo del sax di Andy Hamilton. con i giri di
basso pazzeschi di Taylor sullo sfondo, nella parte centrale del brano, sono a mio avviso uno dei
loro passaggi strumentali più memorabili. Altro pezzo storico (e relativo video ambientato nella
giungla) che all’epoca scalò le classifiche di tutto il mondo col suo ritmo trascinante è Hungry like
the wolf, ma se dovessimo scegliere la regina di tutte le canzoni la corona andrebbe consegnata
alla ballata Save a prayer nella quale è Rhodes a dominare la scena con i suoni elaborati e
stratificati delle tastiere che la rendono eterna. Il video ricorda in parte quello di Avalon dei succitati
Roxy Music con un giovane Le Bon vestito di bianco, in un hotel esotico, a giocare il ruolo da
dandy di Bryan Ferry.
L’ipnotica New Religion, l’intrigante The Chaffeur, nonché un’affascinante Lonely in your night
mare ed una sottovalutata Last chanche on the stairway confermano che Rio non presenta punti
deboli, ma ogni brano poteva legittimamente ambire ad essere lanciato come singolo. Merita quindi
un posto nella nostra valigia per l’Isola Deserta.
Negli anni 80 pochi album ebbero il medesimo successo di critica e commerciale, potendo fungere
da portabandiera del lustro (il primo della decade) che vide la nascita del movimento New
Romantic (con Spandau Ballet, Tears for fear e altri) all’interno di quello più ampio denominato
New Wave. Dopo pochi anni, i Duran Duran cambiarono line up perdendo Roger (per molti anni) e
Andy – recuperato solo per incidere Astronaut nel 2004 – ma la loro longevità dimostra che il loro
talento non fu affatto un fuoco di paglia.