Don Giovanni – Lucio Battisti recensione
Lucio Battisti – Don Giovanni recensione
Questo è l’album della vera svolta, avvenuta grazie all’incontro col paroliere Pasquale Panella, poeta di rara genialità ed originalità, personaggio veramente unico nel panorama musicale italiano. Senza i suoi misteriosi testi i nuovi albums di Battisti non avrebbero avuto lo stesso impatto dirompente nello statico e stantio ambiente della Musica leggera italiana.
In Don Giovanni l’operazione di glacializzazione è stata quasi completata: copertina beige (dopo saranno completamente bianche) con pochi tratti scuri (diventeranno neri) per titolo ed autore ed un segno di pittura minimalista, produzione affidata ancora a Greg Wlash e suoni freddi e precisi, ma tutt’altro che sgradevoli, sebbene piuttosto artificiali.
Tuttavia, di veramente artificiale c’è ben poco. Infatti il disco è stato realizzato interamente con l’uso di strumenti acustici: pianoforte, batteria, contrabbasso, chitarra, sax, tromba, arpa, corno, violino ed orchestra.
L’incisione è di livello eccellente, come raramente capita nei dischi di Musica italiana.
Don Giovanni contiene 8 canzoni, la più conosciuta al grande pubblico sarà Le cose che pensano:
- Le cose che pensano
- Fatti un pianto
- Il doppio del gioco
- Madre pennuta
- Equivoci amici
- Don Giovanni
- Che vita ha fatto
- Il diluvio
Don Giovanni è un album esplosivo che all’epoca divise e scioccò tutti, fans e critici disorientati tanto da non riconoscere più il solito Battisti. Tanti gridarono allo scandalo e preannunciarono già la fine di un mito.
I testi, incomprensibili ai più, scatenarono polemiche infinite e pochi si preoccuperano di capire quel che stava succedendo, quale profondo e radicale cambiamento fosse in realtà già avvenuto nello spirito artistico di Lucio Battisti.
Questo album è in un certo senso una pietra miliare, un monumento di originalità che non ha pari nella storia della Musica italiana (mi sbilancio…).
Le canzoni, se così le vogliamo ancora chiamare, sono episodi unici ed irripetibili che non parlano più d’amore o, almeno, non lo fanno più nel solito modo.
Capirle ed amarle è un atto inconscio, automatico ed involontario: c’è qualcosa in questi brani che entra piano piano nel nostro intimo, silenziosamente ma inesorabilmente e che ci conquista. All’improvviso anche quei testi così strani assumono un significato preciso e tutti i frammenti di prosa/poesia impazzita del genio Panella si riunificano automaticamente in modo da comporre un mosaico infine comprensibilissimo e mai ovvio.
Ascolti ripetuti, per decine e decine di volte, rivelano sempre delle squisite sorprese, giochi di parole, allusioni, citazioni e significati nascosti che erano sfuggiti in precedenza, come se ogni volta fosse una nuova esplorazione di un segreto ramo del labirinto di parole concatenate le une con le altre.
La Musica è semplicemente magica, e le melodie dolci sono soffocate sul nascere, quasi che l’Autore fosse in lotta contro se stesso per reprimere degli istinti primordiali, il brano Le cose che pensano è in questo senso emblematico: dolcissima canzone d’amore…singolare, nostalgica e malinconica, sorretta da un pianoforte quasi alla Bruce Hornsby, stile West Coast.
Equivoci amici è divertimento allo stato puro, e sarebbe troppo lungo elencare ad una ad una le perle che Panella dispensa per l’occasione a piene mani: a mio parere uno delle cose più belle e divertenti che il poeta abbia mai scritto, insieme alla già citata Le cose che pensano.
E come dimenticarsi la title-track Don Giovanni, tristissima ed evocativa in contrasto netto con la divertente e culinaria Fatti un pianto?
In realtà ogni traccia meriterebbe una recensione a sè, tanto sono tutte ricche di spunti interessanti ed originali.
Tutto perfetto dunque? No, un difetto c’è: l’album è davvero troppo corto, appena 36 minuti. Per fortuna sono 36 minuti di puro genio, mai un calo di stile, un vuoto di idee o un episodio messo lì giusto per riempire lo spazio.
Si tratta in definitiva di un disco necessario e sufficiente: necessario per capire la svolta nella storia del cantante italiano e sufficente per averne un’idea complessiva, sia delle Musiche che dei testi.
Questo non significa affatto che basta ascoltare Don Giovanni per capire il nuovo Battisti, i dischi successivi sono comunque utili. Semplicemente Don Giovanni è il manifesto, ma non delle intenzioni, ma del cambiamento già avvenuto.
La monografia L’ultimo Battisti è composta dei seguenti articoli: