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“Risvegli” Demo
Torino in questi ultimi anni ha fornito alle case discografiche una serie di band, che dall’ombra della Mole Antonelliana, hanno conquistato il successo con il loro personal style. Basti pensare agli Statuto con il loro prezioso ska, oppure agli Africa Unite con il loro reggae-rocksteady o i quotatissimi Subsonica, con la loro danzereccia altronica. Tutto ciò, fa presupporre che sulle sponde del Po, esista terreno fertile per chi ha voglia di innalzarsi dall’underground musicale. Questa emersione potrebbe riguardare anche i DNA, band apprendista, che va ad infoltire la nuova sezione demo. Il disco che ho tra le mani è un’anticipazione dell’imminente full lenght, che si intitolerà “Risvegli”. Fino ad ora ci è dato ascoltare solo una parte del prodotto finale, una sorta di extended single. Il quintetto, pur non avendo ancora trovato la perfetta quadratura del cerchio, offre un buon pop rock, che sin dalle prime battute mette in risalto la notevole voce di Cinzia, la quale appare come vero e proprio valore aggiunto rispetto ai tempi dell’embrionale “Artenike”, targato 2003. I vocalismi risoluti sembrano aver dato al gruppo maggior concretezza e verve, anche dal punto di vista musicale; i riff di Coccifero (cocci) emergono dalle partiture senza invadenza, precisi e leggeri. Convince in modo particolare l’overture “Dietro ai vetri”, track che richiama l’astrattismo della cover art. Nel brano di apertura infatti il giro di basso di Adriano Raspo, che potrebbe ma non osa, pur perdendosi a fasi alterne, riesce comunque a ben amalgamarsi discretamente con i tasti bianchi e neri di Elisa Brussolo, che torna anche nella conclusiva “Quello che conta”. Un poco timidamente la tastierista fornisce un trait d’union tra chitarra e sezione ritmica, che sembra mancare in “Sempre a metà”, in cui la vocalist riporta alla memoria la Gerardina Trovato di “Ma non ho più la mia città”. Ora non ci resta che attendere il nuovo lavoro dei DNA, che sembrano in continuo divenire, con idee nuove e cambi di line up che dovrebbero essere ormai definitive.
Tracklist
1. Dietro ai vetri
2. Sempre a metà
3. Quello che conta
Intervista a DNA
1. Torino fucina di talenti, Subsonica, Statuto, Africa…, chi inseguono i DNA?
Inseguiamo il momento in cui riusciremo ad esprimere al meglio quello che siamo.
Come hanno saputo fare loro.
2. La vostra dimensione di band emergente trova linfa vitale nei live. Cosa significa per la vostra band il contatto diretto con il pubblico?
Significa capire se sai arrivare alla gente. Stai parlando di te e devi essere credibile.
3. Tanto per citare una vostra canzone…cosa è “quello che conta” per poter giungere dove ogni band anela arrivare?
Tante cose, non ce né una sola. Se quello che conta fossero i soldi, se li spendi male, non conterebbero più niente neanche quelli…e la stessa cosa vale per tutto il resto.
4. Nel vostro recente lavoro “Artenike” appare una bella versione di “Fields of Gold”. Come è nata questa scelta? Perché non perseguire la medesima strada anche nel vostro ultimo lavoro?
E’ nata dal piacere di eseguire dal vivo il brano di Sting in una versione acustica di Eva Cassidy. Poi ci è piaciuta particolarmente e l’ abbiamo inserita nel cd.
Si, ci piacerebbe rivisitare una cover italiana.
5. Non credete che l’utilizzo di una cover possa aiutarvi nella ricerca del successo?
Sono molti i gruppi che sono usciti con una cover, ma non credo che sia stato quello a favorirgli il successo.
Lavorare su una cover ci può aiutare sicuramente a crescere artisticamente perchè è in se molto stimolante.
6. Oggi la maggior parte delle band emergenti si assestano attorno al mondo ska, punk o alternative. Da dove nasce la vostra scelta di tentare la strada del classi pop rock?
Non si tratta di tentare una strada, si tratta di fare quello che ti piace.
7. Cosa pensate del mondo web come viatico della musica? In particolare quale è la vostra opinione sul quotatissimo myspace?
In realtà non siamo preparati, come forse dovremmo, su quello che succede sul web.
E’ sicuramente positivo avere la possibilità di creare nuovi spazi dove la musica può muoversi.
Bisogna vedere come vengono gestiti, se cambia davvero qualcosa per chi fa musica e per chi la compra.
8. Se vi fosse data l’opportunità di aprire un grande live…chi scegliereste?
C’è l’imbarazzo della scelta…, meglio non non fare nomi.
9. Nella cover art appare un codice a barre. Nasconde un significato di banalizzazione commerciale, un protopunkettiano simbolo di appartenenza, oppure…?
Non è un simbolo di appartenenza.
L’accostamento del codice genetico a quello commerciale è una provocazione.
Ognuno ci metta il senso che vuole, l’importante è che faccia venir voglia di pensare.
10. Cosa avreste voluto sentivi chiedere?
Quando inizia la vostra tournè mondiale?