Di Vicino Gennaro “Vite parallele”, recensione

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Vite Parallele è tutto quel che sono stato in un tempo non molto lontano. Tutto quel che è avvenuto attorno a me, dentro me: amore, disperazione, serenità, sorrisi, incanto, rabbia, bugie e stravaganze – afferma l’artista -. Una scatola colma di ricordi, di cose dette, fatte, che sono andate via, ma che hanno lasciato un segno indelebile sulla pelle, nell’anima. Frutto profumato, armonico, passionale, esuberante e, a volte doloroso, della mia esistenza”.

Ecco come Gennaro Di Vicino definisce questo album cosmopolita, non solo nelle sue ispirazioni, ma anche nel suo lato programmatico. Un’opera seconda che si ispira al vissuto, che trasuda salsedine tra semplicità compositiva e una diretta proiezione metaforica del tutto; capace di rapire, rasserenare e sorprendere attraverso 10 tracce di buona fattura. Gennaro è ovviamente colui che si sta apprestando a “diventare”, vive ancora in un anticamera artistiche che abbisogna di maturità evolutiva, ma che sa di avere un potenziale esteso e una grande passione artistica.

Vite parallele rappresenta un energico compendio artistico, assestabile tra ottimi passaggi sonori e sviluppi difficoltosi, da cui emerge il buon songwriting dell’autore, partito dalla terra partenopea per arrivare al pragmatismo lombardo, passando attraverso il calore della Sicilia, da cui parte la Vetna produzioni, fondata nel 2007 da Gennaro e Charly Fazio.

L’album dal punto di vista estetico convince con il suo packaging cartonato ed un booklet curato e fortunatamente contenitivo, da cui vengono estratte fotografie artistiche gradevoli, ma spesso poco adeguate, come dimostra il primo piano d’apertura, a mio avviso un poco troppo kitch, a differenza delle sfocature interne davvero interessanti tanto quanto alcune immagini on air dell’artista.

Il viaggio introspettivo ha inizio con l’iper pop di Io sono fatto così, traccia semplice e lineare che porta alla mente la concettualità bennatiana di “Sono solo canzonette”, con il suo easy listening dall’affinata linea di cantato. L’aria sorridente e scanzonata si mantiene con “Buongiorno signorina”, caratterizzata da quel “Parappappa” tanto denigrato da Fabri Fibra, anche se, in questo caso, appare più una sorta di strumento aggiunto più che una sostituzione lessicale. Gli sviluppi sonori proseguono poi con “Odore della notte”, un differenziato brano fondamentalmente rap. La traccia include profumi Lounge e aromi drum’n’bass, che sembrano estratti dalla seconda generazione dei Casino Royale.

Con la titletrack invece sembrano emergere sentori musicali vicini alla catanese Gerardina Trovato ed al contempo all’arte lirica di Raffaele Riefoli, per un brano semplice e piacevole, tra back voice e controcanti che donano uno sviluppo metaforico attento ed erudito di questo mondo parallelo.

Rispetto al debut album Vite parallele sembra avere in se un fisiologica maturazione di intenti che si palesa ad esempio nella magnifica traccia Passa, in cui la dolcezza jazz delle spatole si amalgama ad un sentito cantato dall’anima blues, che alterna disperazione a speranze in un waltzer di emozioni, che proseguono senza soluzioni di continuità in brani come la “pacifica”Rimani un attimo e Qualcosa sempre. Quest’ultima racconta di sé attraverso voce e chitarra a cui si uniscono la sezione ritmica prima e la femminea vocalità di Simona Sciacca, che fa mostra della sua beltà canora nell’outro anglosassone, capace in pochi istanti di regalare una goccia di ammaliante e calda vocalità.

Un album elegante, piacevole e seducente, capace di fondere diversificate arti musicali, adattate con buone risultanze a liriche attente e dirette, come dimostra la chiusura data da Note per un angelo, perfetta chiusura di questo interessante Vite parallele

Tracklist:

Io sono fatto così
Buongiorno signorina
Odore della notte
Vite parallele
Passa
Qualcosa sempre
Rimani un attimo
Ci vuole sempre troppo
Tutti in bilico
Note per un angelo