DFA – 4th
Dei DFA,gruppo veronese di progressive rock famoso più negli stati uniti che da noi, abbiamo già avuto modo di parlare in passato su queste pagine, e ci fa piacere tornare a farlo in occasione del loro quarto lavoro, anche questa volta per la moonjune di leo pavkovic, che da tempo seguiamo.
Il nuovo lavoro dà ancora una volta una bella e chiara prova di quel che i DFA sanno fare, e c’è di che divertirsi per chi si appassiona con il prog. I riferimenti passati sono un elemento magari anche basilare ma non vanno a coprire la sostanza e l’autonomia di un gruppo che ha anche personalità. Senz’altro è ormai complesso risultare del tutto originali e slegati dal resto quando si suona questa musica, ma nella fattispecie si ascolta un incedere solido, tosto e potente, con una voglia di dire e suonare che allontanano dalle sensazioni lasciate dai molti mestieranti del settore.
Siccome ovviamente a noi piace parlare di tutto mettiamo dentro, allora, anche quelli che ci sembrano i limiti della faccenda, avvertibili in una consolidata strutturazione compositiva che però lascia poco spazio alla componente melodica, con linee che procedono senza incidere, che mancano spesso il loro ruolo di protagoniste oggettive nei brani, naturalmente al di là di una cantabilità non necessariamente richiesta quando il discorso musicale è complesso e articolato. Ne risulta così una certa difficoltà a distinguere, a delineare i passaggi, a ricordare un brano piuttosto che un altro, rischiando un ascolto che si morde… le orecchie, nel senso di girare attorno a sé lungo le note. La questione, che in sé può tranquillamente apparire a molti eccessivamente sottolineata, è secondo chi scrive importante perché nel prog ci si trova in un mercato che, pur di nicchia o forse proprio per questo, è molto ricco e punteggiato di proposte anche interessanti: in questo contesto diventa non secondario definire uno stile distintivo, obiettivo che la sola proposizione anche ben concepita di brani non aiuta a raggiungere.
D’altra parte è anche vero che la stoffa c’è, l’impalcatura tiene; come prova può andare benissimo la progressione (…) con cui prende forma e potenza, in modo davvero incalzante, la suite d’apertura Baltasaurus. L’evoluzione è perciò possibile.
Intanto c’è questo buon lavoro da conoscere!