Depeche Mode – Violator (1990)
Nella storia dei Depeche Mode ci fu un momento in cui la band passò dall’essere semplicemente “famosa” al sublime status di “stellare”.
Nel 1990, con l’uscita di Violator, l’allora quartetto inglese non si limitò solo a confermare il successo ottenuto con il precedente e scintillante Music for the masses – 1987 – e con lo splendido “Live 101” che ne seguì – ma sganciò una vera e propria bomba atomica estetica. Martin Gore, da sempre “il cervello creatore” del gruppo, trovò l’ispirazione per un filotto di 9 brani (con due intermezzi strumentali), uno più bello dell’altro, con riguardo sia alle sue altezze melodiche che alla qualità del suono, come sempre condito da una robusta dose di elettronica.
Il geniale singolo Enjoy the silence, il cui testo rappresenta una sorta di condanna definitiva della violenza delle parole, è probabilmente la canzone più famosa del gruppo, ma fu accompagnato da altre perle dal valore inestimabile. Accanto alla cavalcata “trascina stadi” di Personal Jesus – la cui cover di Marylin Manson più tardi ne avrebbe esaltato l’anima dark – non si può, ad esempio, non restare estasiati dal “viaggio delle mente” ispirato dai sensuali versi dell’iniziale World in my eyes (Let me take you on a trip, around the world and back…and you won’t have to move you just sit still, Now let your mind do the walking and let your body do the talking, let me show you the world in my eyes….). La sua musica crea un vortice di emozioni che scorre lungo il filo delle tastiere e dei suoni disegnati con maestria da Gore & C., mentre per apprezzare al meglio la profondità della voce del carismatico cantante Dave Gahan vale la pena immergersi nell’ipnotica Halo e soprattutto nell’intensa ballata Waiting for the night. Da brividi.
Per farla breve, Violator è senza dubbio uno dei dischi più belli degli anni 90 che credo meriti un posto in questa nostra carrellata dei Dischi da Isola Deserta, volutamente trasversale fra epoche e stili. Perfino la sua copertina nera ed inquietante, con quel fiore rosso nel centro, contribuisce a conferirgli quel non so che di misterioso, attraente e fatalmente…dark. Dopo questa prova magistrale, i Depeche Mode perderanno Alan Wilder dalla loro line up e, pur continuando a pubblicare ancora materiale degno di nota, con fisiologici alti e bassi, non raggiungeranno più, purtroppo, la loro “più dolce perfezione” di sempre.