Davide Van De Sfroos live in Genova 04/09/2013
Incipit
Per noi genovesi la piazza sul mare sulla quale ogni estate sorge la cosiddetta Arena del Mare, rappresenta ormai una felice tradizione. La splendida location da molti anni offre con i suoi 2500 posti un incantevole scorcio della Superba, che continua a sorprendere, non solo gli spettatori giunti da fuori porta, ma anche e soprattutto gli artisti stessi. “Il suonare mentre le navi scorrono tra le onde del mare”, disse Tonino Carotone qualche anno addietro, “ha di per sé un valore aggiunto.”
Illuminato dalle luci della notte genovese, pochi giorni fa, sul palco della sempre attenta organizzazione Duemilagrandieventi (http://www.grandieventi.it/) è salito Davide Van De Sfroos che, assieme agli Elii, Bregovic, Giuliano Palma, Moreno e gli Stadio, ha caratterizzato il cartellone live della Festa Democratica Nazionale.
Il concerto
Sono passate da poco le 21.30, quando le luci iniziano ad illuminare un favoloso opener sonoro dettato dal country folk di This land is your land, rivisitazione emozionale di Woody Guthrie. La traccia, moderata dal suono hammond, si lega alla pulizia vocale della bravissima Leslie Abbadini, che, con la sua linea profondamente soul, apre il sentiero ad un Davide Van de Sfroos che, nonostante l’assenza della fedele coppola, appare sin da subito in forma smagliante. Il cantautore monzese si offre al suo pubblico con ironia e loquacità, attraverso un dinamico relazionarsi con il sottopalco. Lo show, infatti, scorre veloce tra battute e racconti che riportano alla mente le performance live del miglior Francesco Guccini.
La genuinità e la spontaneità dell’equipaggio attorno a Davide Bernasconi, trascina il pubblico al clapping hand di Pulenta e galena fregia, pronta a portarci sulla Macchina del ziu Toni, dalla quale fuoriesce una breve citazione a Bob Marley con la sua Could be love. Mentre l’avvolgente riff finale ci presenta l’anima blues di Maurizio “Gnola” Glielmo, mi rendo conto che attorno a me il pubblico inizia a scaldarsi in maniera composta tra nordisti fedeli, magliette dei Rancid e bimbi che con il loro pannolino vorrebbero salire sul palco.
La splendida trasversalità degli astanti si immerge senza timore nelle acque del lago comasco, da cui nascono Il costruttore di motoscafi e la versione in vernacolo di The house of rising sun, che anticipa il lungo e surreale interludio di presentazione a La poma. Le sensazioni reggae coinvolgono anche i passeggeri della Tunisia Ferrier che, con la loro nave, lambiscono la piazza agitandosi a ritmo, mentre Angapiemage Galiano Persico con il suo violino offre un piacevole trait d’union con l’anima west di Nona Lucia. Qualcuno si prodiga in balli retrò, ignari che dietro l’angolo troveranno un piccolo regalo chiamato Ki, piacevole inedito che farà parte del nuovo imminente full lenght.
Il live prosegue mostrando un breve calo di tensione con Ninna nanna del contrabbandiere e conLa balada del Genesio, per poi riprendersi il pubblico con l’emozione che sorge da Lo sciamano, pronta a condurci tra le polveri di Adriana, trama travolgente nelle note raccontate dalla fisarmonica. Nel frattempo i siparietti di interludio proseguono, rendendo il live dinamico e godibile, tra interviste urlate e stornelli improvvisati, inattesi atti anticipatori della sanremese Yanez e l’attesa storia di Cimino, che modifica la gioia folk nei brividi emotivi di New Orleans, pronta a definire al meglio una setlist che lascia soddisfazione tra i paganti.
Dunque, non ci sono dubbi, ed in Lombardia lo hanno capito già da molti anni… Davide Van de Sfross rappresenta una delle migliori offerte di un mercato musicale stanco e stancante, non solo per la volitiva attenzione alle tradizionali, ma anche e soprattutto per una salda capacità di condurre una presa live in maniera autentica, originale ed interattiva, senza ausili di tecnologie invasive ed effetti fuori luogo.
Insomma un live da vedere con gli occhi e non attraverso uno smartphone.