David Gray – Draw the line recensione
Quando mi ritrovo davanti alla pagina bianca, spesso ho il blocco del recensore.
Tante cose da voler dire che nella mente si affastellano e invece sulla pagina dovrebbero essere messe una di seguito all’altra, se non altro per aiutare chi mi legge a capirci qualcosa.
Di solito quando scrivo una recensione, metto su il disco in questione usandolo come musa.
Sono seduto sul divano, e David Gray suona a tutta forza. I pensieri si accavallano; non riesco a mettere a fuoco la recensione.
Capisco che forse è proprio questo il suo piccolo segreto.
La musica di David Gray ti porta a pensare ai tuoi ricordi, alle tue esperienze, alle cose che sono ancora da chiarire, piuttosto che a quel panino mangiato anni fa e così gustoso!
E’ come se fosse uno sciogli-cervello.
La sua musica ti aiuta a far fluire i tuoi pensieri in modo, appunto, più fluido.
David Gray è un cantautore inglese con una voce calda e “rasposa” che canta su delle melodie all’apparenza ritmate e semplici da seguire e da ricordare.
Questa sua connotazione, al primo ascolto lo fa scambiare facilmente per un disco pop con melodie e “jingles” già ascoltati in precedenza. Ma è come se volesse metterti a tuo agio. Come a dire: tranquillo non ci sono grandi sorprese, rilassati.
Spesso l’incipit della canzone si svolge con il classico dialogo cantautorale voce-chitarra, come a presentarsi. Un biglietto da visita musicale insomma.
Quasi sempre, non appena inizi a pensare alla solita, anche se bella, canzone del nuovo cantautore di turno, ecco che iniziano le piccole sorprese: una batteria che entra in modo un po’ troppo prepotente per una canzone così congeniata; un piano che ripercorre le melodie della voce del cantante e che rende il tutto un po’ troppo etereo, oppure dei campionamenti elettronici che sanno tanto di asfalto e megalopoli, piuttosto che di verdi terreni incontaminati.
A questo punto capisci che stai ascoltando qualcosa di diverso da quello che ti aspettavi, che il terreno del pop commerciale si è allontanato ma ormai è troppo tardi, sei già a metà canzone!
Ecco, credo che questo sia un po’ la tecnica del nostro, quasi a volerci prendere in giro o a strizzare l’occhio a melodie semplici e di largo consumo, riuscendo però a impreziosirle con dettagli interessanti.
Questo suo stile, se all’inizio non l’ha fatto apparire come il nuovo mostro sacro della musica inglese, nel tempo ha fatto sì che si insinuasse nella nostra società, come dire, dal basso.
Non c’è serie tv americana che almeno una volta non abbia usato la sua musica:
si va da dall’horror The Hitcher alla serie Smallville, da E.R. passando per Scrubs e Alias…
dal film 15 minuti. Follia omicida a New York a Dawson Creek e via dicendo; l’elenco è davvero lungo.
Senza saperlo insomma, avrete sicuramente ascoltato della musica proveniente dai suoi album; e forse proprio questo suo massiccio uso nell’ambito televisivo provoca questa sorta di già ascoltato che molte sue canzoni generano.
Cantautore moderno se con questo termine indichiamo il saper attingere alle nuove idee e agli stili che imperano in questi anni, uno su tutti: la musica elettronica.
In questi anni la musica elettronica sta dando il meglio di sè, finita l’era della sperimentazione pura è oggi che si riesce a capire appieno le sue potenzialità, che spaziano in tutti i campi tra cui anche la musica d’autore.
David Gray ha sicuramente un debole per la musica elettronica, nei suoi dischi ne usa molta ma sempre in modo discreto. Se non ve lo avessi detto, forse non lo avreste neanche notato tanto è a servizio della melodia e della musica tutta.
L’amore per la musica elettronica lo ha portato a prestare la sua voce per un cantato del duo inglese Orbital. Uno dei gruppi di maggiore sperimentazione degli anni 90. Nulla di più lontano da tutto ciò che concerne cantautori, chitarre e melodie commerciali. E però… e però se ascoltate la canzone in questione, Illuminate, la troverete comunque in linea con le melodie di Gray.
Potrebbe benissimo essere una canzone di Gray, di un futuro e futuribile Gray.
Mi piace pensare che potrebbe essere una finestra sul futuro remoto del nostro compositore, tanto si trova a suo agio e funziona bene la commistione della voce roca e carbonifera con i suoni plastici e metallici degli splendidi campionamenti di questo stupendo duo inglese.
Un musicista da seguire, da ascoltare per strada passeggiando per i viali delle città, perdendosi tra incroci e semafori, correndo dietro ai propri pensieri e, senza accorgersene, avendo nelle orecchie la sua splendida musica.