Cremone Gigante Solo Per Adulti – Gronge
Basterebbero solo il titolo e la copertina di questo disco dei Gronge, le cui tracce trovano solo oggi la strada della pubblicazione ufficiale (pur risalendo alla fine degli anni 80) per capire ictu oculi che si tratta di un terreno tutt’altro che facile da percorrere, per chiunque avesse intenzione di entrare nel mondo musicale in esso contenuto.
Non parlo a caso di “mondo”, poiché da quando mi cimento in recensioni musicali di musica undergoround, raramente mi sono trovato di fronte a del materiale così complesso da descrivere e così ricco di contaminazioni. Al riguardo prendo spunto dalla pagina FB della band stessa, che tentando di definire in qualche modo il proprio stile, riporta la dicitura teknopunkabaret (utilizzata già come titolo di un loro LP del 1993), assai idonea a sintetizzare efficacemente le eterogenee sfaccettature di “Cremone Gigante per soli adulti”.
La prima impressione sin dalla prima traccia è quella di una band tecnicamente molto solida che fa della provocazione dell’ascoltatore la regola madre del proprio incedere. L’approccio è quindi teatrale, rumoristico (pensate al Tom Waits più ostico e meno melodico), demenziale (nel senso nobile che nella musica moderna ha col tempo acquisito questo termine), come se fosse più la banda di un circo che un gruppo rock (e su questo il pensiero va a The Basement tapes di Bob Dylan & The Band).
Notevole, bisogna dirlo, la voce della cantante Tiziana Lo Conte che piazzerei esattamente a metà strada fra l’estensione ed il timbro vocale di Antonella Ruggiero e l’impostazione di Meg dei 99 Posse. Pur se asservita allo stile camaleontico dei Gronge dimostra, nelle (in realtà non molte) occasioni in cui le viene concesso tale spazio, una bellezza melodica di primordine, come accade ad esempio nella parte centrale e più accessibile di “Ticket”, impreziosita da armonie dai sax di Inke Kull (che suona magnificamente anche il violino) a Mauro Billi.
Quanto detto sin ora risulta determinante anche quando si passa all’analisi dei testi che difficilmente seguono un filo totalmente logico, coerente e lineare ma volutamente risultano tanto sghembe quanto ermetiche. Dominano le frasi secche più che i discorsi continuativi, quindi, ed ogni pezzo necessita un’attenzione particolare (per non dire, in molti casi, faticosa) per essere seguito dall’inizio alla fine.
Fra le mie canzoni preferite ci sono “Era moderna” – in cui viene citato anche Lou Reed – per il suo ritmo incalzante, le chitarre ben affilate e la sezione ritmica che evidenzia il talento dei tantissimi musicisti. Non male anche “Panico panico” che parte abbastanza tranquilla e poi si avvolge nei soliti loop e mulinelli astratti…che fanno quasi perdere l’orientamento, con il basso di Massimiliano di Loreto ed i già citati fiati a farsi continuamente da contraltare. Degne di nota infine sono “Senza scadenze” (dal suono di base new wave anni 80, ma sul quale i Gronge ricamano le loro ipnotiche e psichedeliche visioni con ancora una volta il basso a farla da padrone) e “Metropolis” probabilmente l’episodio migliore di tutto “Cremone…”.
Concludo consigliando di ascoltare questo disco senza pregiudizi, cercando di viverlo più nell’insieme, così come ci viene presentato, quasi fisicamente, dalla band, che non in maniera analitica come, per “licenza di recensione”, ha in qualche modo fatto il sottoscritto. Se amate la musica alternativa non credo ne rimarriate delusi.
PS: L’edizione di “Cremone…” prevede anche un secondo cd con pezzi live e versioni alternative oltre ad un dvd di un concerto che i Gronge suonarono, guarda caso, nella mia città, Latina.