Coram Lethe “In Absence”, recensione
“This is not the best of all possible worlds”
Ci sono copertine banali, esteticamente imbarazzanti, talvolta fuorvianti, inconcepibili e grottesche… e poi ci sono cover art straordinariamente impeccabili. In quest’ultima categoria sento di dover inserire la nuova creatura dei Coram Lethe, decisi a chiudere il loro creato in un perfetto digipack, in cui l’arte di Paolo Girardi ci riporta ad un’attitudine estetica vicina a Blessed are the sick. La work art sembra, infatti, volerci trainare ai limiti perduti di un inferno dantesco, in cui l’illusione della luce apparente viene fagocitata da mefistofeliche gole, pronte ad inghiottire le nostre nude speranze.
Una veste pertanto impeccabile, che mostra come l’arte della copertina possieda una trainante forza vitale, in grado di raccontare un’opera ancor prima di immergerci nel suo ascolto.
Ma ora…parliamo di note: un inquieto e struggente pianoforte invita le anime perse verso l’infernale antro di Esoteric, in cui semplici passaggi fungono da introduzione al mondo death della band. Proprio l’iniziatica aurea perturbata prende la giusta forma attraverso la perfezione emozionale di In Abscience, traccia portatrice di tecnicismi old school e growl anni 90. L’incedere delle pelli e i cambi direzionali confezionano una traccia che riesce, sin dalle prime note, a segnare il terreno del quintetto senese, nonostante un guitar solo eccessivamente rock oriented; ma le ombre servono anche per incanalare al meglio la luce che torna celermente mediante le sonorità di Food for nothingness . Da qui l’incedere death trova maggior rapidità esecutiva, pur non giungendo alla radicata brutalità che al contrario offre cromatismi sensoriali di rilievo, proprio come accade in Not been born. La composizione cupa e battente delinea un avvolgente stile espressivo, in cui stilettate chitarristiche percorrono un ossessivo e reiterato pattern occludente e attratti ipnotico.
L’album, legato a Code7 e Build2kill, divisione della Nadir Music, prosegue con la nereggiante Cognitive Separation e con gli spigoli di Pain represents pained representatives, in cui vengono evidenti sperimentalismi arditi in grado di uscire dall’atteso. L’accorto songwriting, ricamato su sensazioni blackned, ci conduce, infine, verso le sonorità grezze ed aggressive di Antimateria e quelle dilatate di To Rise Again, attento sguardo nefasto pronto a farsi proto- tribale per poi rigenerarsi in un riff stringente e granulare, specchio inquieto in cui scoprire come sopravvivere ad un piacevole“ chaos primordiale”, habitat naturale al servizio di un ascoltatore pronto a perdersi tra spaziose trame sonore.
1. Esoteric
2. In Absence
3. Food for Nothingness
4. Not Been Born
5. Cognitive Separation
6. Pain Represents Pained Representatives
7. Antimateria
8. To Rise Again