“Confessioni di un eretico. Adam Nergal Darski”, Mark Eglinton
“Hai mai voluto bruciare una chiesa?”
“Si”.
Blasfemie, concettualità a tratti deprecabili, intelligenza e ragionevolezza. Ecco cosa nasconde questa nuova uscita dei Cicloni della Tsunami Edizioni.
Ora lo posso dire: Adam Nergal Darski non è il demonio. Infatti, dopo aver lettole sue “confessioni” pubblicate dall’editore milanese, non ho difficoltà nel ridefinire concetti e preconcetti che sono emersi ai margini di una vita deformata più dai tabloid che non dalla realtà stessa. Ammesso e non concesso che nelle biografie il lettore possa trovare la verità, il pensiero di Nergal sembra essere delineato da intelletto, rispetto e coerenza, oltre ad un’inattesa ponderatezza che lo allontana dagli eccessi kitch del mitologico Ozzy, dalle devianze presunte di La mia strada dell’inferno e dai folklorismi di Glen Benton.
Adam Darski, infatti, a quanto ci è dato sapere, non è il satanista incallito dell’Inner circle, non è un nazista e non è un mostro mediatico.
Questa, ovviamente, è la mia soggettiva estrapolazione concettuale, nata dalla piacevole lettura di Confessioni di un eretico, in cui il protagonista rivive il suo esistere attraverso la forma narrativa dell’intervista. Un “centinaio di chiacchiere” che mettono in luce il pensiero controverso del deus ex machina dei Behemoth. L’opera, curata da Mark Eglinton e tradotta da Stefania Renzetti, offre uno sguardo esplicito sul mondo di Nergal, arrivando a tangere argomentazioni disparate, intrecciate tra loro mediante opinioni e sorprese. Se di Mr. Darski è evidente da sempre l’avversione verso il cristianesimo, di certo non ci si aspetta da un personaggio austero come Nergal comportamenti dettati da pacatezza, solidarietà e generosità, di certo in contrasto con l’immagine che spesso la band dona ai propri astanti.
Il libro, posto piacevolemente tra “sacro e profano”, riesce pertanto a superare i clichè del black metal, ponendo le proprie radici su di un habitat in cui la ribellione al verbo “dovere” appare primario punto di partenza.
Alla conclusione delle (quasi) 300 pagine vi sembrerà di aver trascorso realmente un’intera giornata con Adam, discorrendo di gossip, omofobia, droghe, pornografia, Burzum, Apostasia e (incredibile a dirsi) dell’ improbabile avventura sul trono di The Voice of Poland.
A complementare l’ottima release editoriale, oltre all’inevitabile e sentita digressione sulla malattia sconfitta da Nergal, troverete, proprio nel cuore del volume, una serie di fotografie a colori, in cui perdersi alla ricerca dei dettagli narrati tra le righe di un libro da leggere, da avere e da comprendere, soprattutto se (come me) vivete di musica estrema.