Cockoo – La teoria degli atomi, recensione.
Sento di dover premettere che il genere spaghetti rock a me proprio non piace, e più ascolto gruppi emergenti o “affermandi”, e più mi rendo conto che il livello compositivo è alquanto limitato, troppo simile a se stesso e scarico di innovazione. Ma forse questa è una problematica comune ad ogni genere, se perpetrato con l’usuale verve artistica.
Per certi versi anche i bravi Cockoo restano vittime votive di questo meccanismo arrugginito.
Ma, trascurando l’incipit, partiamo dal fatto che, se il download gratuito dei due split d’esordio hanno ottenuto qualcosa come 100.000 contatti, siamo di fronte ad un prodotto che in tempi di televoto gonfiato, è certo espressione del gusto di una buona fetta di ascoltatori, che va ben oltre al recinto del web. Ne è ulteriore prova l’onere di fungere da open act per Deep Purple, Marlene Kuntz, Rem e molti altri.
La strada percorsa sino ad oggi dalla band, pur essendo un breve sentiero costruito nel 2005 nell’astigiano, porta con se le polveri di un attento songwriting, che si diluisce in armonia su 11 tracce, che pur non regalando forti venti di novità, riesce a narrare una tipologia di musicalità piacevole, ma fondamentalmente easy listening.
Il debut album definisce già attraverso il suo nobile titolo un sentore cantautoriale che mescola sonorità nostrane a misture d’oltre oceano; un insieme di suoni per un insieme di cervelli eterogenei miscelati a formare gruppo con imprecise velleità musicali.
Da un alto la band astigiana propone un lavoro attento e ben curato, come dimostra sia il web site sia il booklet davvero meraviglioso, ma dall’altro lato finisce per proporre episodi avvelenati da déjà senti. Infatti, tra le ondulazioni sonore ci si ritrova nel territorio dei Tiromancino e senza accorgersene, anche nel triste pop italico.
Il quartetto rimane ancora incastrato alle catene del limbo, che rendono ordinari brani come “Ideale” e “ Set a porpora”, vivendo di contrassegni convenuti. Fortunatamente l’ensemble nasconde una buona dose di talento, e sarà proprio quello che “Salverà le nostre molecole”, come accade in una delle migliori tracce dell’album “Mera Meravigliosa”. La giusta strada è poi percorsa da “Prigione amica” e dalla conclusiva “Fenice” dalle cui ceneri nascerà il prossimo (sicuramente) più convincente album.
Insomma un album di debutto che, nonostante le buone premesse, lascia per strada alcune ragguardevoli variabili, nonostante una volitiva passione, che risulta a tratti andante e immatura.
Tracklist:
01 Ideale
02 La Teoria Degli Atomi
03 Seta Porpora
04 Senza Far Rumore
05 Voodootech
06 Mera Meraviglia
07 Caos Molecolare
08 Prigione Amica
09 Utopie Animali
10 Rinasce
11 Fenice