Clan Bastardo

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Anthem

Ho una figlia di due anni, si chiama Larissa. Circa un mese fa le ho chiesto che tipo di musica dovessi mettere nello stereo. Lei mi ha guardato con quegli occhi azzurri cerchiati di blu, ha sollevato lo sguardo, ci ha pensato qualche secondo e poi mi ha detto :” PUNK”.

Pacco on the road

Oggi è arrivato un pacco pesante, subito ho pensato ad un libro da recensire…invece una volta aperto ci siamo ritrovati un doppio plico di cd. Il mandante, Carlo Bellotti Publishing, ha deciso di proporre alla nostra rivista ben 14 dischi 14, per i quali non sarà facile essere esaustivi e rapidi nell’analisi. Nonostante tutto, però, faremo il possibile per andare incontro all’ormai conosciuta agenzia di management. Inoltre, sempre spinti da un occhio oggettivo, cercheremo di premiare le band meritevoli di attenzione, che nel loro percorso atto ad emergere, investono tempo, passione e denaro. Pertanto si cercherà di dare il maggior risalto possibile alla musica, attraverso una serie di articoli dedicati all’Artist and Record Companies Management e alle sue band.

Carlo Bellotti Publishing

Per chi non ancora conoscesse Carlo Bellotti, non è superfluo sottolineare il suo impegno professionale nel propone una serie di servizi indirizzati a coloro i quali abbiano la necessità di A&R, marketing, distro, label partner, publishing Consultant, promotion, development, comunication e molto altro. Una sorta di felice realtà al servizio dell’arte musicale, ben definibile attraverso la consultazione del sito della Alkemist Fanatix Europe.

Clan Bastardo

Scartabellando (un poco a caso e molto a sentimento) i dischi appena arrivati, ho scelto di dare il via a questo lungo sentiero, partendo dai Clan Bastardo ed il loro omonimo full lenght. A spingermi verso di loro è stata una semplice intuizione grafica, che non ha fatto altro che trascinarmi verso l’anima grezza ed urbana del Clan, in cui mi ritrovo perfettamente, avendo passando parte dei miei anni 80 a lottare in famiglia per raccogliermi attorno a spille da balia e magliette punk. Ma Punk, come mi raccontò un “vecchio sporco marcio uomo da due soldi”, lo si è dentro per sempre a prescindere dalla cresta e dall’abbigliamento di Vivienne Isabel Swire.

I Clan Bastardo arrivano dalla provincia di Avellino con il loro look assestabile tra il combat rock dei Clash e i Rancid iniziatici, con il loro vasto seguito nu-Punk. La band porta con sé una musicalità molto vicina al mondo di Tim Armstrong, e per molti si tratterà di inevitabile clonazione… io preferisco però parlare più di citazione artistica. Infatti se andiamo a ben vedere, nonostante una tipizzazione evidente, il songwriting racconta realtà differenti, che riescono ad andare ben oltre al superficiale (anche se inevitabile) parallelismo.

Il disco, totalmente autoprodotto, si offre all’interno di un piacevole digipack, da cui traspare la follia dell’edilizia urbana che costringe gli ombrelloni estivi a nascere all’interno di un soffocante cemento, da cui trapela la sporcizia narrativa di Pino di Guglielmo, che assieme al fratello Enzo rappresentano i dei ex machina di questo interessante progetto musicale.

Il disco ha battesimo con Dimenticare tutto, traccia da cui si percepiscono i reali intenti del quartetto, tra scomposizione metrica e genuinità da road band, palesemente più abituata al vivo contatto con il mosh, piuttosto che con le sale d’incisione. La voce roca di Pino conquisterà chi ama e ha amato la nuova ondata del punk 90s, spirito che emerge su brani manifesto come Hotel Babylon e Quando invece no, in cui il buon, ma semplicistico, lavoro di fatica espresso da Dino Magnotta, accompagna la storia di realismo underground.

Le vicende narrate raccontano di catrame e cemento, similmente a quaranta anni addietro quando un altro clan definiva per i suoi tempi una sorta di rivoluzionaria definizione della protesta. I tempi musicali oggi sono molto differenti da llora, siamo nell’era del noise, del minimalismo, del gore brutal metal, ma le idee spesso rimangono legate al nostro passato a prescindere dalla scelta stilistica. Il Clan Bastardo ha scelto i semplici e grezzi accordi punk per raccontare la sua vita urlata, una vita da punkrocker, per cui non si finge (…questa è la mia vita 7 palazzi in 7 anni, un solo incubo..), ma per cui si vive e convive. Gli stilismi della band viaggiano inevitabilmente seguendo i rodati clichè del genere, approdando ad accenni OI! oltre agli immancabili e deliziosi intarsi ska, privi delle mitigazioni a fiati, ma pronti a raccogliere le briciole punk, proprio come accade in Uscita est e nel levare di Purtroppo o per fortuna, brano annoverabile tra i migliori di questo debut.

Insomma 14 tracce da ascoltare con i boots ai piedi, immersi in quel trasudante punk, che sarà apprezzato dagli amanti del genere e denigrato da chi il punk, inteso nella sua accezione più ampia, non l’ha mai digerito.

Pertanto se presumete che John Lyndon sia stonato e che il punx italiano sia solo una scia del poco…andate a comprarvi l’ultimo disco di Vasco, perché questo disco è PUNK!

Tracklist:

1. Dimenticare tutto
2. Hotel Babylon
3. Quando invece no
4. Un’altra notte
5. Uscita est
6. Per non cambiare mai
7. Niente facile
8. Solo deserto
9. Whiskey e puttane
10. 17 anni
11. Purtroppo o per fortuna
12. Quello che rimane
13. Sulla strada
14. Come veleno