Chris Eckman – The last side of the mountain

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Musicalmente parlando, la maggior parte di noi tende ad associare alla città di Seattle il fenomeno giunge, maturato ad inizi anni 90, senza considerare l’interessante decennio precedente. Proprio in quegli anni nascevano i “The walkabout”, apprezzabile folk rock band generata dall’incontro tra Carla Torgerson e Chris Eckman. Durante la lunga carriera della band, sono intervenuti una serie di aspetti musicali e tendenze differenziate che dal post punk, si sono rivolte all’indie e all’alternative country, passando attraverso label come Sub Pop, Virgin e Glitterhouse. Proprio quest’ultima ha deciso di promuovere “The Last Side of the Mountain”, fascinoso solo-project del versatile Chris Eckman. L’idea di questo particolare full-lenght viene alla luce, come viene raccontato all’interno del booklet, da un appuntamento a Lubiana tra l’artista e l’amico di vecchia data Tomo Brejc. Durante l’incontro Chris riceve in dono “Barren Harvest”, un libro di poesie del cantore Dane Zajc, del quale si invaghisce al punto di arrivare all’idea di trasformare in musica le sue liriche .

Il disco, tutto sommato soddisfacente, è da considerarsi meno d’elite di quello che si può valutare ad un primo passaggio. L’opera di difficile realizzazione è comunque sviluppata su sonorità non troppo inusuali, riuscendo a far ricorso a partiture a tratti easy listening. L’imprinting dato è infatti quello della ballad alternata a rock di facile consumo, sviluppando l’intento di avvicinare chi poco conosce questa tipologia di elegia.

“L’ultimo lato della montagna” viene battezzato dall’introduzione strumentale di “Bells of a new day”, che disorienta l’ascoltatore per la sua verve angelioco-angustiante. La track è poi interrotta da una tra le migliori track dell’album “Down,Down”, in cui la voce calda di Eckman si scioglie tra gli archi dell’Apollon Chamber Orchestra, più volte capace di regalare grandi passaggi emotivi. La linea percorsa dal musicista passa attraverso il pop rock spreenstiniano di “Eyes” e old style ballad di “Ransom”, in cui il dolce e cullante ritmo viene impreziosito dalla backvoice di Anda Eckman. Il disco scorre tra le poco convincenti timbriche della cavalcante “Stranger” e la banale ritmica di “Scorpions” che attraverso semplici passaggi porta alla mente alcuni deja-vu di facile impatto.

Il disco però, nonostante alcuni passaggi poco definiti, ha il merito di rispondere egregiamente all’aiuto che il ministero della cultura sloveno ha voluto donare. Piccole perle come l’oscura “With What Mouth” ripagano ampiamente la fiducia riposta nell’artista americano. Un ultimo cenno merita poi “Who will light your path?”, potenziale singolo d’impatto. La track ricorda gli sviluppi delle “Murder Ballads” di Nick Cave, forse per il sound sognante, cupo e riflessivo o più semplicemente per quelle linee di cantato che si elevano grazie alla sublime voce di Anita Lipnicka, che insieme all’acustico suono del contrabbasso di Golob rende onore ad un poeta che l’Italia purtroppo conosce molto poco.

Tracklist

Bells Of A New Day
Down, Down
Eyes
Ransom
Who Will Light Your Path?
Stranger
Scorpions
Hours
The Same
With What Mouth
The Last Side Of The Mountain
Fragment