Cheyenne Last spirit “Il giardno del tempo”, recensione
Arrivano da Iglesias attraverso l’Area Sonica Records. Sono in quattro e vivono la musica dal 2006, giunta oggi ad una sorta di concept album cripto-filosofico, in cui le tematiche vengono assorbite dalla quotidianità. Il giardino del tempo raccoglie, infatti, le forze di rielaborazione insite nella natura umana, qui osservata da un lavoro di ricamo lessicale, diretto, ma al contempo accorto e ben definito, in grado di dare risvolti interessanti alla mistura di indie-rock& blues e sguardi vintage.
Una natura umana risvegliata dall’aurea orientaleggiante delle note bianco e nere di Francesco Addani, che dona l’incipit al chorus iniziatico, pretesto stilistico pronto a ri-orientare l’ascoltatore sulle pelli deeppurpleiane e sull’opera chitarristica intercatala tra sensazioni stoner pop e onde nuove. Ma è solo L’inizio…perchè il rock&blues di Le nostre paure non tentenna nel trascinare l’astante in un danzante e sporco rock, in cui l’anima bennatiana sembra ridefinirsi attorno a riverberi e clapping hands. Il piglio è quello giusto, non tanto per il groove immediato, ma anche e soprattutto per l’approccio compositivo ricco di sfumature, pronte a tornare sotto i riflettori con la cadenzata via de La canzone del poeta e la posata Il viandante, in cui la struttura ridondante delle parole ammalia e avvolge come una filastrocca disturbante.
Se poi con ritmica divertita di Le lucciole, ci si distrae tra cantautorato e le aperture vintage, è con Nero il lavoro bianca morte che i Cheyenne Last Spirit raccolgono la giusta impostazione sonora. Stop and go riusciti ci portano nel cuore del rock anni ’90, qui influenzato da strutture Subsonica poste al servizio di un songwriting impegnato e piuttosto riuscito (e tutt’altro che didascalico).
A chiudere il percorso sono infine l’impronta leggera e osservativa di Canzone del 68, che sembra voler ricercare, con alterne fortune, una strutturazione emozionale perfettibile, e La fine, delicato atto dovuto, che mostra il termine di un disco ben arrangiato e degno di attenzione.
TRACK LIST:
01 L’inizio (02.17)
02 Le nostre paure (02.40)
03 La canzone del poeta (03.32)
04 Il giardino di Bianca (03.28)
05 Canzone del 68 (05.06)
06 Il viandante (03.47)
07 Maestrale (04.40)
08 Tutto normale (03.31)
09 Le lucciole (03.28)
10 E fa male (03.42)
11 La mia energia (03.52)
12 Nero il lavoro bianca la morte (03.23)
13 La fine (4.30)