Cassandra Raffaele “La valigia con le scarpe”, recensione
Hai mai visto un’onda ferma sulla sabbia, che si arresta per paura di sparire…
Cantora indipendente di origini sicule dal temperamento naïf e originale. Suona il Pineapple ukulele, la chitarra e la batteria. . Cosi si legge tra le righe dell’official web site di Cassandra Raffaele, delicata cantrice di un mondo vintage, salita sull’imbarcazione dello show business in punta di piedi, forte di carisma inatteso, una marcata sensibilità swing ed una grazia che ci riporta all’esteticità genuina di Kaley Cuoco.
Da qualche mese la forza espressiva di Cassandra ha trovato la giusta via attraverso La valigia con le scarpe , distribuito da Universal e licenziato da Leave Music. Un disco elegante e leggero intriso di blues, jazz e swing. Vertici magici di un triangolo colorato da parole curate e mai casuali, che, con la loro forma metaforica, racchiudono dentro alla valigia dell’autrice piccoli racconti intimisti. Reali e presunte transizioni emotive in movimento , non del tutto convenzionali, ma di certo sognanti e nuvolari, assestate in un continuum narrativo frastagliato tra l’arte dell’essere e dell’apparire.
Una strutturazione artistica in grado di ben bilanciare ironia e verismo, macchiato dalle splendide illustrazioni di Claudia Bordin, brava a restituire, con il suo tratto visionario, immagini delicate ed eleganti quanto l’attento packaging.
Il disco, vero e proprio debutto della cantautrice, si arricchisce di featuring e collaborazioni ad ampio raggio, nel tentativo, riuscito, di inseguire sfumature cromatiche delicate e varianti, proprio come dimostra Come domenica, fulcro emozionale di una passata freschezza.
Tra le migliori tracce emergono le spezie danieliane de L’occasione che, tra folkloristici aumenti agogici e reminiscenze deandriane, riesce a cucire blue note a sentori fortemente mediterranei. Un brano diretto e vitale in grado di contribuire all’apertura metaforica della bagaglio di Cassandra, da cui fuoriescono le note dolci note de Le mie Valigie ed il velato jazz di Parole di cartone.
Non manca infine la tradizione cantautorale anni ’60, pronta a rivivere nei passaggi di L’ultimo bicchierie, che a differenza della poco riuscita Forse ci siamo, si pone sul giusto orizzonte di Adesso posso dirti (fottiti), divertito brano, in grado di ricamare sull’ascoltatore spensieratezza ed allegria liberatoria, emanata volitivamente contro le vessazioni di una vita occludente.
Un disco, dunque, che non vuole essere perfetto, perché perfetto (fortunatamente) non è…ma sembra voler inseguire i sogni visionari di una nascente poetessa che, tra le sue ciclotimie narrative, arriva a raccontare sogni e verità.
Tracklist
Inizio subito
Come di domenica
L’occasione
Le mie valigie
Parole di cartone
L’ultimo bicchiere
Forse ci siamo
Adesso posso dirti (fottiti)
Simili e contrari
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