Caparezza – live
La voce popolare ha un nuovo volto. Egli non si definisce un cantante politico, ma è stato etichettato tale in base a delle tematiche graffianti, presenti in tutte le sue canzoni. Non vorrebbe rappresentare l’opinione pubblica, ma lo fa perché gli è difficile rimanere in silenzio: l’Italia ha bisogno di una spinta e se non sono i politici a dargliela, entra in gioco una chioma riccioluta e un pizzetto che ha le fattezze di Frank Zappa. Un matto o un visionario? La differenza non è molta, poiché Caparezza è il creatore di un mondo fantastico, ma che, spesso, si mette in discussione con la realtà dei fatti, predicendo, infine, l’apocalisse imminente di tutti i fronti possibili.
L’ultimo lavoro del cantante pugliese è stato molto sottovalutato, ma l’idea era geniale, anche se molto rischiosa di questi tempi: un concept album chiamato “Le Dimensioni Del Mio Caos”, un varco temporale dove il 1968 si unisce al 2008 tracciandone le differenze più evidenti. La storia si concentra su una storia d’amore tra Caparezza e una sessantottina (Ilaria) che si conclude male per due ragioni: l’arrivo della modernità sui costumi hippie e la prigionia del cantautore solo perchè “aveva le mani in tasca” (considerate come la memoria storica). Il tutto evolve tra quadri di un’Italia sconvolgente (Vieni A Ballare In Puglia), regressioni della cultura (Pimpami La Storia), Qualunquismo (Io Diventerò Qualcuno), atti d’eroismo tragico-popolare (Eroe – Storia Di Luigi Delle Bicocche) e involuzioni della specie (Bonobo Power). Nel disco sono presenti, come al solito, riferimenti al passato di Caparezza, il quale cerca sempre di andare avanti, fino anche all’ “Abiura Di Me”.
Il tour era partito l’anno scorso e aveva già fatto tappa a Roma, ma l’eco de “Le Dimensioni Del Mio Caos” fu talmente forte che Caparezza, decise di regalare al suo pubblico ancora un attimo di pura polemica “riccioluta”, facendo tappa all’Atlantico (ex Palacisalfa) della capitale. Un luogo molto simile a un disco-pub qualsiasi: espansivo con due banconi per bevande e cibo e, in più, due stand (merchandising “caparezzese” e Medici Senza Frontiere). Del cantante pugliese sono noti i vari impegni beneficiari: alla fine del concerto, infatti, viene dedicato un piccolo spazio per promuovere tutte quelle persone (presenti all’esibizione) che lavorano come animali e non prendono nemmeno un soldo dallo stato. Al centro un palco abbastanza spoglio e piccolo, ma sufficiente.
Strano è stato l’inizio del concerto: un’introduzione con i primi due brani di “Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd, i quali hanno aperto le prime note di “La Mia Parte Intollerante”. Probabilmente il primo pensiero che può scaturire da un “concerto-bis” è decisamente che le canzoni che verranno toccate saranno solo i singoli per promuovere un imminente Greatest Hits, ma non si è trattato di questo: il filo d’Arianna, altri non è stato che l’ultimo progetto, dal quale si è preso spunto per portare avanti un percorso verso l’elogio alla rivoluzione del ’68. Esclusi dalla scaletta, in maniera immotivata, brani commerciali come “Fuori Dal Tunnel” e il “Secondo Secondo Me” preferendo, di “Verità Supposte” (secondo album d’inediti), un pezzo come “Stanco & Sbronzo” ed eliminando completamente i primi brani della sua carriera, ma questo non è stato uno scoop! Molto gettonato, invece, è stato il fortunato “Habemus Capam”, il quale ha saputo ritagliarsi uno spazio maggiore a causa dei suoi ritmi più rock e decisamente più vicini al gusto de “Le Dimensioni Del Mio Caos”.
Il pubblico è rimato soddisfatto dalla scaletta, tanto che si dimenava in maniera euforica su tutti i pezzi. A questo proposito bisogna notare l’ovvio gioco continuo instaurato tra la folla e Caparezza, altalenante tra buffe introduzioni e ampie scenette tra un brano e l’altro (divertentissima l’introduzione de “Dalla Parte Del Toro”, basata su continue domande tra il cantautore pugliese e la sua seconda voce, preoccupata di essere scoperta sull’uscita, mano per mano, con la ragazza del suo datore di lavoro). Si è fatto un buon uso di maschere e vari gadget (neve finta, coriandoli, bambole gonfiabili e palloncini), soprattutto per “Abiura Di Me”, dove si è dato ampio spazio a vecchi ricordi tra il tetris e Pac-Man. Nello spettacolo non è mancata l’ironia nei confronti di alcuni personaggi moderni e passati: in risalto uno Slash finto traduttore e i cartelloni alla Povia con frasi insensate.
Insomma, Caparezza è stato l’artefice di uno spettacolo economico (costo del biglietto: 12 Euro) e molto stimolante. L’Italia, finalmente, sta partorendo un artista che ha il coraggio di dire le cose come stanno; l’unico problema è che il grande pubblico, anche in un brano che tratta delle morti bianche come “Vieni A Ballare In Puglia”, riesce a sentire solo le parole manifeste del testo, senza scavare a fondo. L’importante è che a qualcuno il messaggio sia arrivato.