Cani dei Portici “Due”, recensione
“Questo disco viene dalla pazienza verso le asprezze del vivere”
Dischi Bervisti/ToTeN ScHwAN records/Vollmer Industries/È un brutto posto dove vivere/Santa Valvola Records/Oh Dear Records/Effetti Collaterali Records/L’Odio Dischi/Koe Records low profile distro/Longrail Records.
E ‘stica! (…scusate il francesismo ma) Credo di non aver mai visto una sinergia così numerosa! Un insieme di forze espressive poste in un luogo unico: i portici di Claudio Adamo (chitarra/voce) e Demetrio Sposato (batteria). Ma non posso che dirmi soddisfatto, perché questo nuovo disco…pardon… EP racconta un inedito capitolo dell’underground. Un’opera concisa e decisa, posta tra i miasmi stoner e dissonanze alternative in grado di donare alle idee falsinee una forma sonora confortevole, avvolgente e per certi versi deliziosamente ipnotica.
Una breve introduzione, intrisa dalle onde di un mare nero, anticipa il battente drum set, pronto a definire immediatamente i contorni di uno stile composto da idee ed alternatività, che prova e trova momenti di diversificata energia, mediante una traccia atta a raccontarsi mediante pelli e corde descrittive. Un insieme di ideali contorti, abbracciati ad un sound vicino all’ heavy ragionato e libero da ogni stilema, tanto da arrivare a toccare aspetti cripto rumoristici, attraverso falsi finali che aprono uno sguardo wordless a impronte stonerizzanti, ricche di sfumature.
Un gioco si fa libero con Vamonos, bellissimo e trainante inno, in grado di raccogliere influenze punk heavy e sludge. Un ritmo battente che ridefinisce i contorni di uno stile granulare e grezzo, per il quale appare impossibile rimanere fermi. Reiterato e ridondante il brano si calmiera ai bordi di una enclave sonora ipnotica e emotiva, pronta a svisare verso osservativi passaggi di chitarra e batteria, qui raccontati da una veste speudo speed non discosta da Dromofobia. Ma il tempo di ragionare è breve, così si riparte con Buio , proiettati verso atmosferiche sensazioni stralunanti, che ci riportano verso i l’esordio dei Petula Clarck, tra distorsioni , reminiscenze cripto futuristiche e note tirate, che destrutturano il ritmo aperto dello spoken word.
Se poi con La gente deve capire il disco perde mordente (nonostante l’esplosione narrativa), a dare diluizione sonora ai riverberi deformanti è l’inattesa ghost track, motivo di inizio e fine di un disco che andrebbe gustato in vinile.
Tracklist
1. Intro
2. Cuore Di Tenebra
3. Vamonos
4. Buio
5. La Gente Deve Capire