Canadians – The north side of summer
Anche se sono passati solo due anni dalla pubblicazione dell’ extened played d’esordio “The north side of summer”, molte cose sono cambiate per i veronesi Canadians. Il quintetto nostrano, dopo essersi armato di otto track, ha iniziato ad avventurarsi nel difficile cosmo musicale, gettandosi anima e corpo in centinaia di concerti, per poi vincere l’Heineken jammin’ festival contest, essere inseriti al secondo posto delle “Nme breaking bands”, ed assaporare il pericoloso gusto del successo. Ma i piedi devono rimanere ben ancorati al terreno, strada da fare c’è ne ancora tanta, siamo solo all’incipit di una carriera che li può portare lontano.
Il loro debut full-lenght ricalca l’ep d’esordio, attraverso un sound indie-pop che viaggia tra sonorità californiane alla Beach Boys, come accade nell’omaggio all’old sixty slyle song di “Find out your 60’s”, e umori alternative sulla scia dei Grandaddy.
La band offre idee chiare e genuine attraverso melodie contagiose, come “15th of august”, che tanto ricorda i brani migliori degli Smoking Popes, ed un sound raggiante che si amalgama senza difficoltà a episodi di finezza musicale, come in “Venus”, una indie ballad che lascia volare i pensieri verso un futuro senza confini.
Il leit motiv estivo trova continuità in “The north side of summer”, esempio di climax sonoro che attraverso un ciclotimico andirivieni, sorride al post rock con il suo delizioso outro, e “Summer teenage girl”, estratto come primo singolo, da poco uscito a braccetto con il brano inedito “Soon Soon Soon”, stampato in sole 100 copie numerate. Il singolo è ora acquistabile soltanto on-line sul sito di Ghost Records, che ancora una volta porta sotto la propria ala protettrice una band di talento.
Citazione a parte merita invece “Last revenge of the nerds”, brano pop-punkeggiante che conquista sin dal primo ascolto; infatti, nonostante i diversi cambi di direzione, riesce nell’intento di piacere con il suo semplice sapore scanzonato.
In conclusione, possiamo parlare il disco d’esordio soddisfacente, che riesce a divertire attraverso tematiche leggiadre e quasi filmiche, senza però perdere quella verve looser-elegiaca che solo di tanto in tanto viene intaccata da eccessi di “shallalla”, che ne appesantiscono la musicalità. Anche se il sentiero è quello giusto, probabilmente manca ancora un poco di convinzione per quanto riguarda il cantato, che a tratti sembra ancora troppo itaglianghish, per poter arrivare ad ottenere la quadratura di un cerchio quasi completato, ma non dovremmo di certo aspettare molto per poter vedere almeno una stella in questo cielo senza astri.
Grazie alla disponibilità di Michele Nicoli, Music-on-tnt ha avuto l’opportunità di intervistare il gruppo, per poter presentare al meglio questa nuova e promettente band:
Partiamo dalle domande che ormai ritengo usuali durante le interviste, a mio avviso utili per capire la band…Da dove arriva il nome Canadians? Quale è la sua genesi?
1.Il nome Canadians nasce da un’idea del bassista Massimo Fiorio di omaggiare quelle band che negli ultimi anni ci hanno fatto sognare con i loro album, tutte provenienti da quell’incredibile paese che è il Canada.
Ci hanno sempre suggerito di raccontare qualche motivazione più suggestiva tipo..non ricordiamo..
Quanto è stato difficile emergere in una città come Verona?
2.Verona è un luogo pieno di gruppi interessanti, di rivelazioni, e non solo per quel che riguarda il genere pop o l’indie rock! La difficoltà reale nella nostra città è la mancanza di locali e contesti nei quali poter esibirsi. Come molti ormai hanno notato, nonostante Verona sia terreno fertile alla musica, manca la mentalità giusta da parte della gente – i proprietari dei locali – senza la quale i vari gruppi non hanno la possibilità di farsi conoscere. Tuttavia crediamo che non sia impossibile emergere, è difficile fare la differenza!
Profeti in patria? Come vi ha accolto la vostra città?
3.No no, profeti proprio no, non abbiamo fatto nient’altro che divertici a suonare ed essere noi stessi.
La città sembra aver accolto molto bene la nostra musica. Ai concerti c’è sempre stata una buona risposta da parte del pubblico e non sono mai mancati commenti positivi o negativo/costruttivi. Anche in quelli negativi abbiamo comunque notato un avvicinamento o almeno un interesse nei nostri confronti.
Quanto è stato difficile ottenere un’etichetta di buona caratura come la ghost records?
4.La Ghost è stata la prima ad interessarsi a noi, ed è stata anche quella che ci ha maggiormente coccolato.
In realtà siamo stati noi a tirarla per le lunghe, ma loro ci hanno aspettato e ora ci vogliamo tutti molto bene…
La vostra band ha deciso di incidere canzoni in lingua anglosassone perché? Credete che sia più percorribile la strada dei Lacuna Coil piuttosto che quella dei Marlene Kuntz?
5. Duccio le scrive così!! Scherzi a parte, in passato ha cantato anche in italiano, ma ritiene, e siamo tutti d’accordo con lui, che la lingua anglosassone meglio si addica alle sonorità che creiamo.
Quale importanza date al web? Quali a vostro avviso possono essere le potenzialità per una band emergente come la vostra?
6.Il web al giorno d’oggi è un mezzo pontentissimo e ormai fondamentale per chiunque voglia farsi conoscere al di là della propria città, nonché della propria nazione, non solo per ciò che riguarda la musica.
Al giorno d’oggi, la rete rimane l’unico mezzo che garantisca una certa libertà di espressione.
Tuttavia, se lavori male, se non fai della buona musica, nessun sito o blog del mondo può aiutarti a far strada. Se sei un buon musicista, hai fatto tre quarti del percorso, e il web può essere un valido aiuto per fare il resto..
Quando sarà pronto il vostro sito web?
7.Perché?…non basta myspace?…
Scherziamo ancora.
Questa risposta spetterebbe a Massimo. È lui il PR dei Canadians!!!
Forse, a causa di tutto quello che fa si è dimenticato del sito web…ma lo conosciamo, arriverà presto anche quello e sarà pieno di sorprese..
I Canadians come si spiegano il loro successo? Vi aspettavate un buon riscontro da parte della critica?
8.Dobbiamo ancora spiegarcelo in realtà..
Come tante altre band, abbiamo iniziato quasi per scherzo o, meglio, per passatempo, poi tutto si è evoluto molto in fretta…la musica…i concerti…internet e tutto il resto.
Sicuramente non ci aspettavamo questo buon riscontro critico da parte dei media, ma, come tutti coloro che fanno musica, lo speravamo tantissimo…
Ascoltando “Sky with no stars” ho notato una trasposizione di alcune tracks provenienti dall’EP precedente, su cosa si è basata questa decisione e la relativa scelta dei brani?
9.Abbiamo inserito tre brani dell’ep nel disco perché secondo noi erano tre gioiellini da sfruttare per il ‘debutto’.
Inoltre, al momento delle registrazioni, effettuate negli studi del Jungle Sound a Milano, con il valido contributo di Matteo Cantaluppi, avevamo in mano non più di una quindicina di brani, gli unici al momento. Di conseguenza, scartando le canzoni meno avvolgenti, ci siamo ritrovati in mano la scaletta che tutti ormai conoscono.
Inevitabilmente ascoltando la vostra musica si richiamano alla mente band come Grandaddy, Smoking Popes e Beach Boys…è più il fastidio nel sentirselo dire o maggiore l’orgoglio di vedersi affiancare a band di questo calibro?
10.Sicuramente è maggiore l’orgoglio.
Vedersi affiancare a nomi cosi importanti, non può che renderci felici.
Quasi tutti i gruppi a cui veniamo associati sono nostri idoli ormai da tempo…quale più grande onore?!!
Parlando di influenze, quale è stato l’album che ha cambiato la vostra vita?
11.L’album?..vorrai dire gli album..
Se parliamo in senso generale non possiamo evitare di nomimare pietre miliari come Dark side of the moon dei Pink Floyd, White Album dei Beatles, Pet sounds dei Beach boys, Seventeen second dei Cure o Back in black degli AC/DC..
Ma se vogliamo rimanere più vicini alle nostre sonorità,
sono dischi come Clarity dei Jimmy eat world, Mellon collie and the infinite sadness degli Smashing Pumpkins, Keep it like a secret dei Built to spill, Building dei Sense Field o The Sultan of Sentiments dei Van Pelt che ci hanno realmente influenzato. Quanto a me, sono un po’ di parte, potrei andare avanti per ore..
Nel vostro sound si ritrova molto il sound sixties, credete sia la strada che continuerete a percorrere?
12.Non sapremmo dirtelo..credo che le influenze dei grandi gruppi rimangano all’interno del singolo musicista e lo aiutino a crescere, sviluppando un proprio suono e un proprio stile.
Suonare in una band significa anche condividere con gli altri le prorprie esperienze musicali, quindi un’evoluzione è naturale e fondamentale.
Spesso le tematiche, come anche la cover art, riportano all’estate. Come nasce questo leit motive?
13.Forse perché il nostro sound è sicuramente più estivo che invernale..è vero che tutto riconduce all’estate, ma se ascolti bene le canzoni, noterai che non disdiciamo uno sguardo all’autunno..non tutti nella band sono amanti delle nostre estati afose e umide!!
La mia impressione ascoltando il vostro disco è quella di voler abbracciare l’indie attraverso percorsi sonori che non si slacciano dall’easy pop, pur trovando la vostra scelta molto felice, il gioco dei ruoli mi impone di essere anche provocatorio…quindi vi chiedo se questa predilezione sia dettata dalla paura di osare oppure dall’idea di percorrere un facile sentiero!?
14.Diciamo la verità…quando abbiamo iniziato, appunto per divertirci, ci siamo detti che si voleva fare qualcosa di tranquillo, seppur pieno di chitarroni distorti e assoli iper melodici, ma niente di pesante.
I brani che sono venuti fuori dalle prime prove, sono quelli che ancora suoniamo in giro sempre con lo stesso entusiasmo.
Detto così sembra proprio che abbiamo scelto di percorrere un facile sentiero, allora ti chiediamo, perché avremmo dovuto seglierne uno più difficile, se due anni fa non sapevamo neanche quanto saremmo resistiti?!!
…e se non aveste l’Heineken Jammin’ Festival Contest?
15.Se non avessimo vinto l’H.J.F.C…saremmo comunque andati avanti.
Quando siamo arrivati là non credevamo proprio di poter vincere, per noi l’importante era poter suonare davanti a tante persone su un palco così importante.
Ancora non ho avuto la fortuna di vedervi dal vivo…quale è il vostro valore aggiunto on stage? Quanto è importante per voi il contatto con i fans?
16.Il contatto con il pubblico è sempre molto importante per un gruppo che si sta facendo conoscere.
Noi siamo molto timidi sia sul palco che fuori, anche se non si direbbe, ma quando la gente si avvicina al banchetto dopo i concerti, ci riempie di gioia.
On stage dobbiamo migliorare ancora parecchio, ma tutti i concerti che stiamo tenendo in giro per l’italia, ci stanno aiutando non poco. Comunque dovresti chiederlo al pubblico come siamo!
Quale sarà il vostro prossimo passo?
17.Sicuramente portare le nostre canzoni all’estero e magari suonare in qualche festival internazionale in giro per l’Europa.
Cosa non vi hanno mai chiesto e avreste invece voluto raccontare?
18.Quanto tempo passiamo a parlare di film…
Cosa vi hanno chiesto troppe volte e vorreste non più sentirvelo domandare?
19.In tutta sincerità…la prima domanda che hai fatto!!