Bruce Springsteen Working on a dream. Recensione dell’album.
Alla fine della notte, c’è sempre l’alba. Il pessimismo può assumere varie forme, fino a materializzarsi attraverso un’opera letteraria, una campagna elettorale o, perché no, un disco. Ricordate “Magic”? Un anno fa, The Boss ci deliziò con due inaspettati ritorni: un nuovo lavoro più oscuro, ma completamente distante dal precedente progetto di cover ( We Shall Overcome – The Seeger Sessions ), e il rientro della E-Street Band, che riportò milioni di fan in estremo contatto con le radici della carriera del loro beniamino. Il disco si configurava come uno spaccato interessante sulla realtà americana del 2008: un epoca marcia, sentita con grande sofferenza anche attraverso il grande impegno politico di Bruce per il movimento anti-Bush. Ci furono degli outakkes, secondo alcune indiscrezioni, e il 23 gennaio si ebbe la conferma: “Working On A Dream”.
Al ventiquattresimo lavoro discografico, il Boss decide di ripiegare sui suoni pop ( curati dall’amico e produttore Brendan O’Brien ), senza però creare un lavoro che si allontanasse tanto dal suo stile. Interamente incentrato sul positivismo, l’album racconta un’America diversa dalla precedente che ha ritrovato la sua strada e sta lavorando per un sogno. Infatti, non è un caso che “Working On A Dream” sia uscito dopo l’elezione di Obama alla Casa Bianca, come non lo è nemmeno il fatto che il Boss abbia sostenuto la sua campagna elettorale. Non esiste più il mondo della “Radio Nowhere”, dove lo speaker parlava ad un deserto, ma c’è un universo carico di speranza e sorrisi raccontato in tredici tracce, tra cui la bonus track: “The Wrestler” della colonna sonora dell’omonimo film che ha permesso a Bruce di vincere un Golden Globe come miglior canzone originale del 2009. Il disco, tra l’altro, è stato venduto anche in varie versioni tra cui l’edizione classica ( cd ), vinile, e l’edizione deluxe ( cd + dvd; con il backstage sulla preparazione del disco e una canzone nuova: “A Night With The Jersey Devil”, un brano incredibilmente folk ).
Molti sono i riferimenti fatti: Byrds, Beatles ( Tomorrow Never Knows ), Beach Boys, Roy Orbison, i quali non spezzano assolutamente il filo di Arianna che collega tutto il lavoro. La ritmica delle canzoni sembra ripartire dall’ultimo singolo di “Magic” ( “Girls In Their Summer Clothes” ), per costruire brani abbastanza leggeri. Si prende in considerazione l’impero delle futilità, dove è importante ridere delle proprie abitudini ( Queen Of The Supermarket ), passando poi, di stile in stile: dalla frizzante “Surprise Surprise”, alla dolcissima, ma già sentita, “This Life”; dalla commerciale “My Lucky Day” alla strana apertura dell’album con un brano di ben otto minuti: “Outlaw Peter”, pezzo tra il folk e il soft rock che racconta di una storia western su un bandito che era destinato ad essere tale.
Oltre Ad Obama, esiste un altro motivo per cui il cd è stato creato: l’amico/tastierista Danny Federici, morto il 17 aprile dell’anno scorso per un melanoma che tentava di combattere da tre anni. A lui è dedicato l’album e la canzone “The Last Carnival” ( il brano migliore ), la quale tratta di un trapezista che attende invano l’amico di mille esperienze. Struggente è la morale della canzone: la band deve andare avanti.
A livello musicale il tutto punta sempre sul rock, ma stavolta non più duro come quello del precedente lavoro. Questo comunque non lascia perplesso nessuno, poiché non è questo il “disco pop” di Bruce Springsteen. Per quanto riguarda il tour che seguirà, finalmente il Boss ha deciso di lasciar perdere Milano ( per degli stupidi motivi amministrativi, ma meglio così ) e di giungere a Torino, Udine e Roma ( Stadio Olimpico – 19 Luglio ).
E’ molto strano vedere un veterano come Bruce Springsteen trovarsi ancora in un periodo così produttivo, per poi creare dei buoni cd. Ogni parte può essere una single track, le tematiche sono forti, insomma: “Working On A Dream” è il riesumare una star americana che avevamo dimenticato e che siamo fieri di vedere ancora in questo stato.