Brian Eno – Ambient 4: On land
Se dovessimo cercare di stabilire qual’è il disco che ha dato origine al fenomeno della musica Ambient probabilmente arriveremmo a stabilire che si tratta di “ On Land “ di Brian Eno.
Certo non è stato il primo, l’autore stesso si era già cimentato prima con una manciata di titoli, sia nella serie Ambient che nella precedente Obscure.
Pur essendo arrivato dopo però, è il disco che più di tutti ha codificato un genere , gettando le coordinate, seguite poi dalla maggior parte dei musicisti Ambient.
Il lavoro in questione è stato costruito con una semplicità disarmante, Eno ha riunito un manipolo di musicisti del suo entourage ed ha registrato una quantità enorme di suoni naturali.
Poi si è limitato a mixare il tutto e soprattutto a rallentare oltremisura la velocità del nastro rendendo quindi impossibile ogni identificazione del suono di partenza.
Questo rallentamento estremo conferisce al suono quella impalpabilità, quella omnidirezionalità e quella specie di magia, dovuta alla musica che sembra nascere dal nulla, diventata poi la caratteristica di base della musica Ambient.
I suoni rallentati poi, acquistano una certa drammaticità dovuta alle basse frequenze rendendo il tutto più incisivo.
La genialità di Eno, che riscontriamo in tutti i suoi lavori, è l’estrema semplicità e rarefazione del suono, la sua abilità consiste più nel togliere che nell’aggiungere.
Egli stesso si definisce soprattutto un ascoltatore dei suoi pezzi più che un musicista, preferendo generalmente inventare dei processi sonori automatici che, una volta avviati, richiedono un minimo intervento del musicista, diventando così l’ascoltatore della propria musica.
Le variazioni sono ottenute prevalentemente con l’intersecarsi casuale di spezzoni messi in loop, trattati con un’infinità di effetti, elevando in tal modo lo studio di registrazione a vero e proprio strumento musicale.
Alla base di tutto ,ovviamente, è necessario un estremo buon gusto e la capacità di immedesimarsi nell’ascoltatore, in questo paradossalmente possiamo accumunare Eno ai migliori DJ, pur con le ovvie differenze di genere.
Il cast dei musicisti è molto ricco, da Bill Laswell, a Jon Hassel, a Michael Brook, per finire con Felipe Orrego che ha registrato le rane usate in “ Leeks “
La grafica è abbastanza spartana ma presenta delle interessanti note dell’autore relative alla genesi del disco, scritte con la solita accuratezza.
Per concludere, direi che se il cd in questione non è già presente nella vostra cdteca, è il caso di procurarselo trattandosi di un disco seminale per il genere. Contrariamente al solito, la reperibilità è abbastanza buona , una volta tanto non bisogna tanto fare il solito safari tra i vari negozi per procurarselo.