Bottega Glitzer

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Glitzer: dall’inglese brillio, scintillio, luccichio, sfolgorio; tutti aggettivi che, in un modo o nell’altro, sembrano essere diretti all’arte compositiva di questo sorprendente quintetto capitolino. Un’interessante progetto nato agli albori di questi anni ’10, incentrato stilisticamente attorno alla cura estetica di un songwriting in grado di valicare i sistemi normalizzati, grazie alla splendida vocalità di Nadja Maurizi (non solo) voce di questo meraviglioso ordito folk, alt, swing e pop. Un’accorta mescolanza avvolgente, intrecciata a sensazioni cantautorati, che valicano idiomi e sensazioni emotive disparate, ma mai eccessive.

Forti di un intensa e seguitissima attività live, i Bottega Glitzer giungono al loro meritato debutto discografico, prodotto da Fabio Balestrieri sotto l’ala sinergica Leave Music-Universal.

L’album appare ricco di sonorità vintage che trovano fertile terreno nelle arie jazzate degli anni ’50, proprio come dimostra lo splapping di Tutte queste cose, pronto ad offrire cromatismi delicati e graduali, introdotti dal magico mondo di Abba Baby. La voce apolide di Nadja arriva, con naturalezza, ad abbracciarsi ad una struttura sonora in grado di cambiare la sua sensibile pelle. Una vocalità rafforzata da controcanti e toniche dall’andamento perfetto, che vengono a palesarsi nella nobiltà espressiva di Your smile. Il brano, reale manifesto espressivo dell’ensemble, riesce a raccogliere delicatezze retrò, che non abbandonano ideali soul ed alternative, arrivando a mescolare emozioni ragionate e riusciti cambi di tempo.

Non mancano poi sprazzi di emotivo jazz (Your smile), arie francofone non troppo discostate dalla miglior Carla Bruni (J’aime ca ), né folk apolidi ( Will tanzen ), ponti naturali verso un viaggio pensato per liberarsi dai proprie pensieri quotidiani.

Un disco delicato nella sua peculiare originalità, pensato per piacersi e piacere.