Bembeya Jazz – Bembeya
Bembeya Jazz, mitica formazione della Guinea Conakry , fu una delle maggiori protagoniste della musica dance africana a partire dai primi anni ’60 fino a tutti gli anni ’80.
Prima di tutto un po’ di storia. Fino agli anni ’50 la musica dei paesi che si affacciano sul golfo di Guinea fu fortemente influenzata dalla cultura coloniale francese, portoghese, inglese e spagnola, influenza che determinò l’adozione di strumenti quali i fiati, la chitarra, la fisarmonica e la batteria, e di generi quali la mazurka, il valzer e il foxtrot. Nei primi anni ’60 la Guinea conobbe un presidente visionario, Sekou Touré, il cui governo appoggiò il rinascimento culturale della Guinea sulla base delle radici precoloniali, finanziando tra gli altri anche numerosi progetti artistici rilevanti. Tra questi ci fu anche la costituzione dell’orchestra da ballo nazionale Bembeya Jazz National, nella cui musica, suonata con gli strumenti introdotti dall’occidente, rientrarono con forza e orgoglio i ritmi, le melodie e i testi dell’antica cultura mandengue.
L’orchestra si costituì intorno alla figura di un giovane chitarrista, Sekou “Bembeya” Diabate, che in futuro fu sopranniminato Diamond Fingers per le sue qualità di musicista, al quale si aggiunse il mitico cantante e compositore Aboubacar Demba Camara, e in breve tempo raggiunse le vette del successo non solo in Guinea, ma anche in Mali, in Costa d’Avorio e nei paesi limitrofi.
Nel 1973, la scomparsa di Demba Camara, avvenuta per incidente d’auto, segnò un rallentamento nell’attività di Bembeya Jazz, che conobbe solo negli anni ’80 una rinascita grazie all’incontro con uno dei più grandi cantanti mandengue contemporanei: Sekouba “Bambino” Diabate.
L’ultimo disco di Bembeya Jazz, orchestra non più nazionale a partire dalla metà degli anni ’80, uscì nel 1989, dopo il quale sia Diamond Fingers che Bambino realizzarono una serie di interessanti album solisti.
La ricostituzione di Bembeya Jazz intorno a Sekou Diabate e agli altri vecchi membri della band come Salifou Kaba, già cantante accanto a Demba Camara, è dunque per la musica dell’Africa un evento significativo, e l’uscita di un nuovo disco dopo 14 anni di silienzio suscita curiosità. A favore di questo disco c’è senz’altro l’impostazione musicale dell’Orchestra e la scelta dei brani, entrambi elementi rimasti rigorosamente fedeli al sound originale della band, e la qualità della registrazione che, seppur non eccelsa, è decisamente migliore dei dischi degli anni 70 e 80. Chi invece fosse stato “abituato” alla voce e alla personalità di Demba Camara e Sekouba Bambino, noterà nel disco soprattutto la loro mancanza, nonostante il tessuto musicale delle tre chitarre (suonate magistralmente nel tipico stile ritmico delle dance band africane), dei fiati, della batteria e delle percussioni trasmetta alla musica tutta l’energia del passato.
Mi sentirei quindi di definire questo disco un’operazione di revival ben confezionata. Si apre con il brano Bembeya, lo stesso con cui la vecchia Bembeya Jazz apriva le sue performance dal vivo, e tre dei brani presenti sono stati scritti da Demba Camara. Ascoltandolo potrete farvi un’idea del sound Bembeya, ma purtroppo non del feeling degli anni d’oro, che troverete soltanto nelle vecchie (e brutte) incisioni degli anni ’70 e ’80, reperibili oltre frontiera o in rete.