Battles e Caribou in concerto a Villa Ada

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A “Roma Incontra Il Mondo” a Villa Ada si è avuta la possibilità di testimoniare dal vivo l’applicazione dell’elettronica sul rock con due diverse visioni artistiche, quella dei newyorkesi Battles e dei canadesi Caribou, due entità che pur rispecchiandosi nell’utilizzo di computer e tastiere, offrono due sound completamente diversi. Se i Battles vertono su un rock matematico ed aggressivo, dove gli effetti incontrano chitarra, basso e soprattutto la potente batteria, i Caribou disegnano linee più eteree e delicate, sfiorando il mondo della dance ed attraversando la psichedelia. Due set consecutivi per oltre due ore di musica che, a dispetto della sua non facile ricezione, ha richiamato un notevole numero di pubblico.

Alle 21,45 entrano in scena i Battles, ormai trio vista la decisione di Tyondai Braxton di lasciare il gruppo. Dopo il loro primo album “Mirrored”, autentico capolavoro di un genere spesso imitato ma quasi mai replicato efficacemente, i tre sono tornati in studio per il seguito, da poco nei negozi, dal titolo “Gloss Drop”. Ricetta simile ma con qualche ingrediente nuovo, nello specifico le voci di qualche ospite speciale, sottoposti al ritmo vertiginoso ed alle distorsioni digitali del mondo alternativo degli Battles. Il gruppo ha ovviamente presentato molti pezzi di questo nuovo lavoro e quello che qualcuno temeva era il rischio dell’effetto “dj-set” vista l’assenza fisica dei protagonisti delle parti cantate sul palco. In realtà questo rischio è stato sconfitto tramite l’utilizzo di un video-wall che, proiettando le immagini colorate e manipolate dei cantanti, si fondeva bene al clima musicale creato dai tre strumentisti. Ed in realtà è stata proprio la loro energia ad investire il pubblico di entusiasmo. Un live senza fronzoli, che è partito subito in quarta con classici come “Atlas” e “Tonto”, senza un minimo di sosta e con tanto, tantissimo spazio per l’improvvisazione. Il lavoro del batterista John Stanier è impressionante, in grado di dare e tenere un ritmo forsennato lungo tutta la durata del live mentre i suoi compari, impegnati a chitarra e basso, si rivolgono in maniera continua ai vari marchingegni che producono rumori, effetti, distorsioni del suono e quant’altro renda il suono dei Batlles così unico. Un power-trio assolutamente atipico che in questo live ha incontrato i favori di ascoltatori dai gusti trasversali a parecchi generi, dall’heavy-metal all’elettronica più fredda e classica.

Con un rapido cambio di scena, si è susseguito il set numero due della serata, quello dei Caribou, che altro non sono che il nuovo progetto del visionario polistrumentista e cantante Dan Staith, già a capo dei Manitoba. Durante la sua carriera Staith ha mantenuto salda la sua filosofia musicale legata a dei suoni raffinati e di stile minimal, pur esplorando diversi mondi che ben si legano all’approccio elettronico della musica. Il suo è un sound da apprezzare con calma e con giusta concentrazione, malgrado le apparenze possano farlo sembrare come suono da sottofondo o addirittura da ballare senza troppa attenzione. Il live ha confermato proprio questa impressione, concentrandosi principalmente sull’ultimo lavoro del gruppo, “Swim” un album che si avvicina più al mondo della trance che a quello del rock elettronico dei dischi precedenti. Assiepati al centro del palco, molto vicini tra di loro ed accompagnati da proiezioni psichedeliche sullo sfondo, i quattro musicisti (tastiera, batteria, chitarra, basso) hanno avvolto l’aria con la loro musica, facendo vivere un viaggio surreale agli spettatori attenti e divertiti. E’ musica che scuote e che muove, che colpisce l’anima ed il corpo, sia quando si dirige verso le note più leggere di “Odessa” dirette dal falsetto di Staith, sia quando va su picchi di creatività espressiva a livello strumentale con improvvisazioni e rivisitazioni di vecchi pezzi. Elettronica post-moderna, molto personale e piuttosto coinvolgente, senza mai cadere nella banalità della dance-pop o di scialbi tentativi di riproduzione della vecchia electro.

Sia per i Battles che per i Caribou, al di là della loro indiscussa bravura di esecuzione e compositiva, è importante sottolineare l’organizzazione di un live che in generi come questo potrebbe andare incontro ad un freddo “spingibottone” ma che invece è assolutamente vivo ed ipnotizzante. Un applauso a loro e all’organizzazione di “Roma Incontra Il Mondo” che li ha messi insieme per una serata che gli appassionati ricorderanno con molto piacere.