Basekou Kouyate – Segu Blue
Basekou Kouyate è un djeli Bambara, un sotto-gruppo appartenente all’etnia dei Mandingo. L’appellativo di Bambara, che vuol dire “il popolo dei senza dio”, fu dato loro dai Songhai di Askia Mohammed, che a partire dal XV° secolo diffusero l’islam in tutta la regione. Centro dell’impero Bambara era la città di Segou, situata sulle rive del Niger circa 300 km a nord di Bamako, in una regione in cui già domina il Sahel, l’arida regione a sud del Sahara caratterizzata dalla rossa savana arbustosa interrotta qua e là da baobab imponenti.
Il n’goni è un liuto a tre o quattro corde, costituito da una piccola zucca che fa da cassa di risonanza sulla quale è montata una pelle di capra, e da un manico in legno al quale sono fissate le corde, che originariamente erano fatte di pelle o di tendini, ma oggi sono in nylon. Strumento antico, probabile discendente dei liuti arabi e antenato del banjo nord-americano, già molti secoli fa il n’goni figurava nei cortei dei re bamana e accompagnava il canto dei griot.
Nato a Garana, un villaggio vicino Segou, Basekou Kouyate è uno dei migliori suonatori di n’goni dell’area Mandinka, senzi’altro il più famoso. Alle sue spalle può vantare una lunga collaborazione con Toumani Diabate, con il quale ha suonato sin dai tempi di Djelika, il secondo disco di Toumani in quartetto, passando per i due Songhai e per Kulandjan assieme a Taj Mahal, fino ad arrivare al suo ultimo Boulevard de l’Indipendance. Più recentemente è stato tra i protagonisti della band di Ali Farka Toure, che ha accompagnato sia in tournée che in sala di registrazione per il suo ultimo splendido Savane.
Segu Blue è il primo album a suo nome, ed è anche il primo lavoro in cui il n’goni, tipicamente uno strumento di accompagnamento, diventa il protagonista assoluto della musica. Ngoni Ba, il gruppo di Basekou, è infatti un quartetto di n’goni, di cui un grosso n’goni basso, accompagnato da percussioni e voci. Arricchisce il disco la presenza di artisti illustri e straordinari, come Kasse Mady Diabate, il più amato tra i djeli maliani, Zoumana Tereta alla voce e al soku, un violino monocorde, Lobi Traore alla chitarra elettrica e Lassana Diabate al balafon.
Il sole tramontava sulle acque del Niger quando ascoltai la prima volta il gruppo Ngoni Ba dal vivo, al Festival di Segou. Le corde del n’goni hanno un suono sordo e sgraziato, e ne fanno uno strumento per molti versi limitato, ma addomesticate sotto le dita di Basekou e del suo gruppo riuscivano a produrre un sound potente e coinvolgente, a cavallo tra il blues, il rock e la tradizione del Mali profondo.
Per molti versi Segu Blue ricalca quel concerto, compensando ampiamente l’inevitabile perdita in spontaneità con la spettacolare presenza di grandi maestri della voce che si alternano alla splendida Amy Sacko, moglie di Basekou e cantante stabile del gruppo Ngoni Ba. Prima fra tutte ll’intensa e commovente interpretazione di Kasse Mady in Juru Nani, un brano tradizionale che narra la storia di Bakari Jan, uno degli eroi della tradizione Bamana. Basekou ha ereditato questo e altri brani del disco dal leggendario Bazoumana Sissoko, virtuoso del ngoni, cieco e paralitico, di cui si racconta che riusciva a far suonare il suo strumento senza toccarlo. In Mbowdi e in Bala sono invece protagonisti la voce ruvida e il violino monocorde di Zoumana Tereta, nato da una famiglia di pescatori dell’etnia Bozo, nell’area di Macina.
Segu Blue è una nuova gemma proveniente da quella miniera senza fine che è la musica tradizionale del Mali. Tessuto sulle antiche storie, sui suoni sporchi degli antichi strumenti, sui colori delle voci e sugli echi blues della pentatonia bambara, questo album può essere una pietra miliare sia per chi già conosce e ama l’universo della musica malinke che per chi vi si affaccia per la prima volta.