Barbara Gobbi

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Parental Advisory_Explicit Content

Intro

Non mi capita spesso di viaggiare in treno per lavoro, ma questa volta usare l’automobile era proprio impossibile. Così ho deciso di portare con me il caro e vecchio lettore cd portatile assieme ad alcuni dischi in arretrato, pronti per essere recensiti.
Tra questi Ciò che non posso avere di Barbara Gobbi, di cui però, oltre a non saper nulla, ho dimenticato l’info sheet. Dunque eccomi qui con un disco in copia promozionale, bianco latte senza cover, senza booklet, senza nulla.
Ed ora?
Mi sovvengono le parole d’apologia agli U’Papun che mi sono giunte qualche settimana addietro da parte di un affermatissimo (a detta sua) giornalista musicale salentino. Questo collega ha voluto stimolarmi alla replica attraverso (poco) metaforici intenti denigratori. Tra le righe della sua sapienza mi tornano alla mente le sue parole: “…e poi…prima di criticare sarebbe necessario conoscere il substrato della band..” .
Tralascio il fatto che prima di recensire, mi premuro sempre di indagare sul citato substrato formativo-artistico.
Ed ora?
Spinto dal dubbio prendo il cellulare e chiamo un caro amico che vive, crea e promuove musica da anni, gli espogo il problema ed ecco a voi la posata risposta:
Ma che cazzo dici?? Ma va a fanculo te e il substrato!..un disco deve essere vissuto in maniera diretta e viscerale. A te non dovrebbero neppure interessare i titoli delle canzoni.
Così, confortato dalla brutalizzazione verbale, mi faccio coraggio e, pur non essendo completamente in accordo, mi getto nel mondo di Barbara Gobbi. I titoli delle tracce li troverete in calce all’articolo, perché, almeno per un volta cercherò di realizzare una recensione in presa diretta, senza post produzione scrittoria.

Ciò che non posso avere

Il disco è battezzato da una pestante batteria e da una chitarra che si diluisce attorno all’entrata della voce di Barbara Gobbi. La vocalità, penalizzata da un’approssimativa post produzione, si erge con fermento nella traccia 1 e 6, proponendo un curioso e piacevole incrocio stilistico tra la toscana degli Snaporaz ed il pop di facile consumo, che potrebbe essere definito gradevole da coloro che trasversalmente accolgono nel proprio limbo musicale Elisa, Negramaro, la nuova Cristina Donà e perché no il lato più facile di Moltheni.

L’ambiente in cui si muove la frontgirl è infatti un terreno borderline tra rock e pop come dimostra la ballata 3 prima e le traccie 4 ed 8 in seconda battuta, Quest’ultime hanno però il difetto di apparire costruite a tavolino come un vestito troppo stretto e perfetto. I passaggi delle tracce di certo non offrono elementi particolarmente originali, ma si assestano in maniera convincente attraverso tracce come 7, in cui trovate essenziali lasciano un buon margine di miglioramento.
L’inversione di rotta però non si vive ancora in questo debut, anche se questa maturazione si intravede chiara e quasi definita nell’orizzonte di un disco che si chiude con il brano 10, in cui la crescita climatica deve ancora trovare un buon equilibrio atto alla conquista tout court dell’ascoltatore.

Outro

Barbara Gobbi:

Cantautrice, chitarrista, live performer che spinta dal sua amore per la musica riesce ad ottenere grazie alla label indipendente Zetafactory il modo di far conoscere la sua musica, tra attento songwriting e musica diretta. Decisa e combattiva definisce nel 2010 un allontanamento dalla Vivi records per intraprendere così una strada autonoma più vicina al suo modo di pensare la musica. La sua conoscenza e il ardore per le note, la portano al primo posto del Tour Musci Fest 2010 come Best songwriter of the year…

Tracklist
1. Abban (dono)
2. E di passi neanche l’ombra
3. Certezze e cemento
4. Afa circonda
5. Donna manager
6. Intrigante
7. Le tue maschere
8. Il mio bell’attimo
9. In sostanza
10. La lieta notizia