Avril Lavigne – Avril Lavigne – recensione cd
Sparare su Avril Lavigne, limitandosi a definirla “tutto immagine e per soli adolescenti” sarebbe a mio avviso superficiale, ma soprattutto musicalmente non corrispondente alla realtà e quindi in fin dei conti ingiusto.
Certo, posso convenire con coloro che sostengono che si tratti di un’artista marcatamente pop e, in quanto tale, l’aspetto commerciale della sua musica non sia mai irrilevante, ma la qualità dei suoi dischi è stata quasi sempre (da dimenticare, quasi del tutto, il solo “The best damn thing” del 2007) degna di rilievo. Con questo suo nuovo album omonimo il livello resta decisamente ancora alto, puntando come al solito su ciò che le riesce meglio: le rockeggianti melodie radiofoniche.
Ad aiutarla ha voluto il marito Chad Kroeger, leader dei Nickelback, che a mio avviso risulta perfetto per accompagnarla sia per la potenza della sua voce che per l’attitudine a un certo tipo di powerballad che ben le si addicono. E così il singolo “Let it go”, che appartiene a quest’ultima categoria e nel quale i due piccioncini duettano, risulta uno dei pezzi più belli mai prodotti dalla cantante canadese fino ad oggi. Il relativo video, molto suggestivo e curato, conferma che MTV e YouTube possono ancora riuscire a trainare alla grande un brano che abbia le carte in regola per sfondare.
Le lentone, in generale, sono ciò che le è sempre riuscito meglio e nel disco la tradizione è mantenuta a pieno. Se ad esempio si prende Give me what you like, dal passo quasi flemmatico, in realtà ha un’anima dark eccezionale e un testo molto sensuale, tutto giocato sulla splendida melodia del refrain. Falling fast, dall’approccio tendenzialmente acustico, nel quale la voce mi ricorda un po’ quella di Lene Marlin, è un altro brano che lascia il segno come già fecero “Tomorrow” e “Innocence” e per il quale non ci si pente di aver speso qualche euro come sorta di investimento sul benessere delle proprie orecchie. Dal canto suo anche “Hush hush”, che chiude il disco (bonus track escluse), è semplicemente fantastica con quel suo piano dolce e sinuoso sul quale si apre presto un perfetto ombrello di archi.
Detto delle ballad, c’è da dire che diversi episodi uptempo sono comunque ben congegnati e ben valgono il plurimo riascolto. Mi limito a segnalare i tre effettivamente una spanna sopra gli altri: “17” (accattivante ricordo di un amore giovanile e sbarazzino, ormai finito), “Bitchin’ summer” e “You ain’t seen nothin yet” (che apprezzeranno gli amanti del suo perfetto disco di esordio).
Merita un discorso a sé la collaborazione, in parte sorprendente, con Marylin Manson in “Bad girl”. Qui è il rock un po’ industriale a far da padrone e chiaramente si tratta di un piccolo elemento di novità che forse valeva la pena tentare. La voce della Lavigne è notevolmente filtrata da effetti elettronici e ovunque coperta dai gorgheggi inquietanti dell’insolito partner. Praticamente, come prendere 10 caffè in un solo sorso e un pugno allo stomaco all’unisono, ma restando paradossalmente con la sensazione di aver vissuto un’esperienza da voler rivivere. Chiudo evidenziando che nell’edizione deluxe spicca la deliziosa cover dei Nickelback “How you remind me” (dall’album “Silver side up”), quasi tutta voce e piano, rallentata all’inverosimile e tanto profonda come una lama di un coltello, volutamente forgiata per arrivare giusto giusto fino al cuore. Imperdibile.
Nel complesso quindi, un disco sia per chi ha amato la inarrivabile Avril di Let go che per coloro che volessero approfondire meglio la conoscenza della sua musica, tanto scoppiettante quanto piena di confetti.