Assenza – Difendimi da me, recensione.
Quando la scorsa settimana sono arrivati nella casella di posta alcuni cd promossi dall’Altoparlante, mi sono reso conto che, probabilmente, mai mi sono preso la briga di utilizzare come incipit una breve descrizione relativa a questa tipologia di società distributivo-comunicativa, nonostante il fatto che su Music on tnt il nome dell’agenzia sia spesso segnalata nelle news e tra i live.
L’altoparlante altro non è che (www.l’altoparlante.it) una novella agenzia specializzata nella comunicazione radiofonica e giornalistica, diretta da Fabio Gallo, pubblicitario d’esperienza. I servizi forniti dalla società occupano un terroir che si dipana dalla comunicazione relativa a club e concerti, sino alla promozione per artisti e produzioni discografiche.
Oggi iniziamo l’avventura nella musicalità proposta dalla distro, con l’interessante album “Difendimi da me”, full lenght d’esordio dei perugini Assenza.
Il quintetto si auto-definisce Italian Alternative Rock, da non confondere, dicono “con il pluricitato rock alternativo, il nostro lavoro è orientato all’innovazione in senso generale” , nel tentativo di “dismettere quell’abito puramente arretrato del nostro panorama nazionale per indossare qualcosa di nuovo che non è sole, cuore e amore”.
L’intento di impostazione è certo onorevole e stimabile e verosimilmente ritrovabile nella curiosa e molto curata cover art, in cui l’orrore indispensabile è definito nelle sue sfaccettature dal songwriting, il quale risulta curato, ma talvolta caratterizzato da inevitabili e fisiologici cali creativi, pur rimanendo sempre su buoni livelli compositivi.
L’album d’esordio è introdotto da quello che presumibilmente può considerarsi il brano migliore dell’intero album “Cammino da solo”, lirica incentrata sulla fragilità emotiva, definita al meglio da continui cambi di direzione, tra ottimi passaggi e groove sentito, impreziosito da un sapiente incontro di archi che miscelano prog ad un Muse style molto presente in tutto il disco, come nella seguente “Difendimi da me”. La titletrack viene battezzata da un favolistico e burtoniano pianoforte, che sembra per certi versi richiamare il cantautorato di Giuseppe Righini. La musicalità evocativa è ben sviluppata si ritrova nelle fasi semi acustiche di “Tu che non hai paura”, in cui i momenti di quiete classicheggianti si avvicendano a spazi rock.
Non mancano poi elementi derivanti da sinphonic pop metal, come in “Insomnia”, che si trasformano in electroPop in “Scusa se non sono come te”, brano retto dallo spessore esecutivo di Antonio Lusi che offre una notevole performance alle quattro corde.
Insomma un disco in cui si ritrovano buoni proponimenti… anche se, per dismettere quell’abito usurato, la strada, pur essendo ben orientata, sarà ancora piuttosto lunga.