Arcana Coelestia – Le mirage de l’ideal recensione
Con “Le mirage de l’ideal”, si chiude il trittico dedicato alla label Aeternum Tenebrarum Music Foundation, ancora una volta dedita al no man’s land, che si colloca tra il funeral doom e il depressive black metal.
Il progetto Arcana Coelestia, promettente realtà sarda, si basa su MZ (già Locus Mortis ed Absetia Lunae) e SZ, voce intorno alla quale tutto ruota come in una sorta di sistema eliocentrico. La band, relativamente giovane, si avvale inoltre di Thorns e Sephrenel, due abili session men che completano l’ossatura portante.
L’incipit dell’oscura mulattiera è battezzato da “Duskfall”, in cui ci si rende immediatamente conto di come i vocalismi di SZ ci introducano in un mondo diluito e liquamico, che pur essendo strettamente legato al black ambient, non si discosta troppo dal mondo alternative di band come God is an astronaut (!!).
Non fraintendetemi!
Con gli Arcana Coelestia siamo più vicini al cerchia di Quorthon, piuttosto che Kinsella, ma se andiamo ad analizzare le partiture e le sensazioni di fondo, possiamo ritrovare molte analogie tra le due divergenti realtà, anche se il granuloso cantato e le liriche maggiormente incentrate su alchimie occulte, palesano due diversificate concettualità intrinseche.
Suoni cupi e ovattati si mescolano alle tastiere, talvolta invadenti, ma spesso efficaci, all’interno del contesto che sembra vivere su tre differenti overlay, mostrandosi così capaci di osare e sperimentare oltre agli sviluppo standard del BM.
L’escursione sonica procede poi con “Requiem ( For The Fathomless Void Of Redemption)”, in cui il cantato evocativo si alterna ad un circoscritto growling, che accompagna un uso primitivo della batteria, fondendosi e confondendosi ai riff crudi e diluiti dalla cupa vena compositiva.
La perdizione annebbiata dalle timbriche vocali si sposta poi su quello che probabilmente sembra essere la punta di diamante di “Le Mirage De L’ideal”; infatti la titletrack, oltre a vivere di un aurea mistico-vallahlatica, nasconde un songwriting molto curato. Il brano tormentoso e tormentato si rafforza attraverso le chitarre capaci di raggiungere discreti apici sonori, in antitesi al senso di hopeless, definito dalla sezione ritmica.
La sensazione di infinito che chiude il brano è la medesima che apre lo sfondo post-BM di “Tragedy & Delirium I – The Tragedy”, in cui un lirismo femmineo si sposa ad un growl mai troppo invasivo, e spesso utilizzato come una strumentazione aggiuntiva. Il delirio e la tragedia si perdono e si ritrovano nelle veloci scale effettuate sul nero manico di MZ, che promuove riff semplici, cupi e tecnocratici. Ma la storia narrata si chiude solo nella traccia successiva in cui LZ si lascia trascinare dal vento della chiarezza teatralizzante, disquisendo di filosofeggiante ars animae, di natura e dolore, sempre attraverso una forbita ricerca lessicale, messa a disposizione di una scenografia musicale, immersa nella gorgogliante nebbia nera.
A chiusura del disco troviamo “… Thus Fade In Nocturnal Deluge”, traccia anomala, in cui una melodia, a tratti easy listening, vive di un’inaspettata apertura, avvelenata da un uso proto-meditteraneo di passaggi chitarristici. Il brano, non del tutto convincente, torna poi su canoni vichinghici, portandoci tra i ghiacci e le foreste infinite, metaforicamente lette dalla perfezione dell’anticlimax finale.
Insomma un disco che pur avendo fisiologici cali di tensione, nel suo insieme propone una qualità composita medio alta, che sta maturando vorticosamente e non può non definirsi come un eterno movimento verso un’evoluzione necessaria.
Tracklist
- Duskfall
- Requiem ( For The Fathomless Void Of Redemption )
- Le Mirage De L’idéal
- Tragedy & Delirium I – The Tragedy
- Tragedy & Delirium Ii – The Delirium
- Thus Fade In Nocturnal Deluge