Aqua – Aquarium recensione
Grazie a Valentina Berdozzi che ha reso possibile questa recensione, che è stata l’ispirazione dello scrivere e che ha riacceso l’entusiasmo non solo per il lavoro, ma anche per una band che si pensava fosse stata dimenticata.
La cosa più difficile di questo lavoro è spegnere i ricordi e lasciare che non intralcino qualsiasi giudizio si possa dare su un artista stagionato o su una moda passata.
Tornano a galla per caso, improvvisamente: un video, uno spot, una sfida con noi stessi e con il passato, perché spesso le canzoni sono quelle dell’adolescenza, ma l’occhio (o per meglio dire) l’orecchio è quello “nuovo”, quello della maturità. In mezzo il tempo con nuove e vecchie mode musicali; band che vanno e vengono. Nostalgia? Ricordo o riscoperta?
Il fiume dei ricordi ci riporta alla band del Nord Europa che a fine anni ’90 ha fatto ballare generazioni di giovani con le sue sonorità leggere, i motivi accattivanti, i suoi riff spensierati, con i colori dei loro vestiti di scena e con le paillettes di abiti glam rock. Frivoli, frizzanti o commerciali, gli Aqua sono stati questo e molto altro ancora: icone di un periodo della storia della canzone mondiale che oggi appare esecrabile, ma che, comunque, è stato.
Nel marzo del 1997 (precisamente il 26) il colore blu oceano invase tutti i negozi di dischi del mondo rendendo il tutto come un grande “Aquarium”. Impossibile era non fare una nuotata in questo nuovo mondo subacqueo che portava con se una voce candida (Lene Nystrom) e altri tre musicisti che si sono dati da fare al fine di muoversi in giro per l’Europa con un genere musicale completamente diverso. Nati, come tutte le band, quasi in sordina i Joyspeed (primo nome ufficiale) avevano confezionato un serie di singoli che, però, al momento del rilascio erano risultati ostici alle orecchie sia del pubblico sia dei discografici. Rischiando, più volte, di andare verso il completo fallimento decisero di rinnovarsi al fine di creare un sound più energico che unisse insieme il pop e il gusto di una gomma da masticare: nasce così il Bubblegum pop. Ora la mossa più giusta da fare era rivedere l’intero progetto e cercare di arrivare, attraverso la musica, nelle discoteche di tutto il mondo. Provarono qualche brano prima del grande boom che scoppiò di lì a poco insieme a un contratto con la Universal che seppe sfruttarli al meglio pubblicando singoli tra il commerciale e il particolare che solamente pochi riuscirono a comprendere. L’era Aquarium si apre con “Barbie Girl” per chiudersi con “Turn Back Time” fino ad uno sprofondare nel vuoto con il successivo album d’inediti “Aquarius”. Fortunatamente nessuno ricorda questo “scivolone”, poiché chiunque senta nominare la parola “Acqua” sembra accostare la memoria a quella prima immagine dell’acquario del 1997 ed è proprio di questo che si ha intenzione di trattare.
Esplosione multicolor di note dance, pop e tecno, l’opera prima del gruppo danese si apre con la spensieratezza e la leggerezza dei ragazzi e delle ragazze di “Happy boys and girls”: inno alla felicità ed al diritto di divertimento cui ognuno dovrebbe ambire. Attraverso la solarità della voce di Lene e quella coriacea e ruvida di René esplode tutta la forza di un brano vitale e fresco, efficace apertura dello sfavillante mondo a colori del gruppo. L’incedere degli zoccoli di cavallo introduce alla seconda traccia, “My oh my” secondo estratto dell’album e disco d’oro nell’arco di soli sei giorni: l’atmosfera diventa subito quella dance tipica del gruppo, corredata dai cori dei due cantanti e ritornello accattivante. Ed è così che si arriva al terzo step, la sfavillante “Barbie girl”, “responsabile” principale del successo planetario della band venuta dal Nord. Le atmosfere frivole tipiche delle due tracce precedenti lasciano qui il passo ad una satira più acuta e penetrante sulla bambola mondiale più famosa e sul suo fantasioso e frivolo mondo rosa schocking; principessa assoluta di un universo superficiale e banalizzato. Il ritmo rallenta giunti al buongiorno della quarta traccia, “Good morning sunshine”, ravvivata in conclusione dal “rap” della voce maschile. La carrellata di attualità e miti contemporanei continua nella successiva “Doctor Jones”: canto d’amore dell’innamorata nei confronti del fascinoso uomo d’avventura, sempre a metà tra caricatura divertita e strampalata realtà. Passando per la spagnoleggiante “Heat of the night”, ecco la dolce “Be a man”: lenta e sussurrata richiesta ad un uomo indaffarato e distante di essere più presente, ben canonizzata nell’inattesa sospensione del ritmo nel finale. Con la convulsa “Lollipop (Candyman)” si ritorna a volare alto nell’universo dance: la dolcezza (come suggerito dal titolo) è quella delle caramelle e lo stile del Bubblegum pop. L’impennata prosegue anche nella traccia successiva (“Roses are red”) che, con il suo inciso e le sue rose, non si discosta troppo dall’esempio precedente. Sprazzi elettronici, accenti intimi e melodiosi, doppie voci apparentemente provenienti da un’altra dimensione, atmosfere a metà tra sogno romantico e visionaria realtà animano la bella “Turn back time”, colonna sonora delle porte scorrevoli di Gwyneth Paltrow in “Sliding doors”: delicata rappresentazione del contrasto tra un esterno ruvido ed un’intonazione lirica, in quella che è la traccia più delicata dell’album ed anche la più anomala per ispirazione ed originalità. E a concludere sono ancora i suoni ultraveloci e rimati della canzone dance “Calling you”, spensierata, effervescente e ironica.
E’ questo il coloratissimo mare tropicale dell’“Aquarium”, tra i chiari e gli scuri di un genere che ha segnato un periodo e che oggi, se stuzzicato, torna facilmente in mente con la leggerezza dei suoi testi e la vivacità di una musica trascinante…e, forse, anche per il suggerimento, da fonti indiscrete, di un loro imminente ritorno.
Se siete completamente sordi a questo richiamo vuol dire che avete avuto un infanzia proprio brutta.