Antinomia
Ho sempre amato il mondo antico, i suoi eroi, i suoi filosofi e i suoi poemi; ho adorato sin da bimbo tutta quella storia raccontata da Omero, tanto da chiamare i miei due figli Larissa e Ascanio.
Proprio il mio interesse e la mia affamata conoscenza di quel mondo mi ha avvicinato in maniera naturale alla realtà degli Antinomia, ancor prima dell’ascolto di questo Illusioni ottiche ; infatti, per coloro che non hanno frequentato il VI secolo ed i suoi paradossi, l’antinomia indica la presenza simultanea di due asserzioni contraddittorie, ma che possono essere dimostrate entrambe.
Da questa posizione parte la band torinese che, come si può leggere all’interno del loro official web site, ha scelto il loro nome spinto dall’urgenza espositiva di simboleggiare le contraddizioni della società contemporanea nel periodo caotico e contraddittorio che la distingue. L’antinomia è dunque l’emblema delle incompatibilità naturali e umane. . Da questo presupposto riparte la band, concentrata sul quel caos che ricrea disorientamento, ben definito dall’idea espressa in cover art, che, pur non raggiungendo una perfetto equilibrio grafico, riesce a metaforizzare proprio quella destabilizzazione sociale partita dall’iniziatico Sottobosco, che li ha portati prima nel mondo del Rock Targato Italia e da poco sotto le ali della Lunatik.
La band di Courgnè sembra vivere questa concettualità anche attraverso la propria esposizione artistico musicale, che li porge all’ascoltatore come un combo dal buon impatto rock, ma al contempo dall’eccessivo impatto rock. Un contraddizione in essere che ne definisce pregi e limiti, assemblati attorno ad un eccessivo ostinarsi a definire partiture e linee vocali troppo legate al mondo anni novanta tinto d’azzurro. Infatti, l’eccessivo ( e forse involontario) citazionismo dei Litfiba di seconda generazione, finisce per penalizzare e limitare le buone partiture, chiudendosi in trovate stilistiche fuori tempo.
Proprio questo legame sembra essere il confine artistico del quartetto, a tratti incapace di uscire dal gioco dei ruoli, ma spesso in grado di offrire pregevoli sviluppi, come dimostra l’incipit in codice binario che partendo dalle note sintetiche arriva ad un passaggio di basso profondo, tagliato da sferzate distorte della sei corde.
Il rock, per certi versi immaturo, paga alcune armonizzazioni e una post produzione non sempre all’altezza delle idee, raccogliendo sulla strada invisibili sensazioni prog e le ottime percussioni di Sottobosco, il cui sapore anni 90 mescola una sensazione preziosa, data da un uso accorato di tastiere riviste da un introduttivo e ridondante uso alle pelli in un andamento cupo e nereggiante.
Di buona fattura appaiono poi alcuni spazi proto grunge e le seguentiIllusioni ottiche , ben cadenzate grazie ad una sezione ritmica che ha il limite di non osare maggiormente in appoggio ad una linea vocale figlia dell’oscurità new wave. Il gusto vintage anni 90 si allinea poi a back chorus meno a fuoco (Il mio futiro senza te) e alle mani che volano sui tasti bianchi e neri de Il tempo che verrà, traccia dal sapore stranito, che sembra paventarsi sotto le vesti di una melanconica ballad, ma che al contrario si evolve inseguendo una concettualità modernista della traccia strumentale, per poi riviversi in un reprise ciclotimico.
Insomma un disco che nasconde le potenzialità inespresse di un gruppo che dovrà imparare ad azzardare maggiormente, ricercando nuove strade da percorrere, per ravvivare la forza centripeta delle loro idee.
Tracklist
1.I/0
2. Antinomia
3. Il mio futuro senza te
4. Il tempo che verrà (instrumental) – feat. Matteo Pecchenino
5. Sottobosco
6. Illusioni ottiche
7. Figli di chernobyl
8. Il tempo che verrà
9. Fuori controllo
10. Ombra
11. Ipnosi (bonus track dracma)