Andrew Bird & The Mysterious production of eggs

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Andrew Bird è un violinista/cantautore emerso dalla scena musicale di Chicago alla fine degli anni ‘90 proponendo insieme al suo gruppo “Bowl of fire” un’interessante miscela di swing anni ‘20, Dixieland jazz ed elementi folk. Il successo riscosso presso un pubblico di nicchia evidentemente non bastava a Bird che con il terzo album “The swimming hour” si inoltrava con eccellenti risultati lungo sentieri pop, adesso “Mysterious production of eggs” , che è il suo quinto lavoro in studio, presenta una nuova svolta per questo artista: una raccolta di canzoni nate e sviluppate alla chitarra, il violino ha un ruolo marginale in questo album in chiaro stile cantautoriale, e se a venire meno è lo swing certo non mancano le melodie ammiccanti.

“Andrew Bird & The Mysterious production of eggs” contiene 14 tracce, dodici canzoni e due brani strumentali; molto curato il libretto che riporta i testi, ognuno dei quali è accompagnato da un bozzetto ispirato ironicamente dal testo della canzone.

La chitarra, la voce di Bird e i cori caratterizzano questo ottimo album di guitar pop.

La prima canzone a imporsi all’attenzione è “A nervous tic motion of the head to the left” che viene introdotta da Bird con chitarra e voce ma poi sono il violino e la band al completo a introdurre la sua contagiosa melodia. Tanto è raffinata la musica – gli arrangiamenti sono di sparuta sagacia – quanto complicati i testi, ad Andrew Bird piacciono le parole e gli piace giocare con loro; “Fake palindromes” – “Falsi palindromi” è un altro piccolo gioiello di guitar pop, neanche tre minuti di canzone, come si faceva una volta – inizia così: “cosa ha fatto la mia sposa Disney dagli occhi di rugiada, barattato il tuo sangue con della formaldeide?” detto così, sembra roba per dementi, ma in inglese suona meglio, la voce di Bird è efficace e le canzoni funzionano, anzi pian piano anche la singolare abilità di paroliere di Andrew Bird conquista.

I 53 minuti di musica del CD scorrono senza stancare, il disco è stilisticamente omogeneo ma la musa di Andrew Bird è ispirata e all’altezza del compito perciò non ci si annoia mai: questo album incanterà chi ama artisti come Jeff Buckley o – ai giorni nostri – Sondre Lerche.

Il tutto, naturalmente, nella vena originale e personalissima di Andrew Bird, artista in ascesa continua.