Alice Tambourine Lover, ” Naked songs”, recensione

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Il concetto musicale di questo progetto spin off di Alice Albertazzi e Gianfranco Romanelli, sembra costruirsi proprio attorno al titolo del disco, in perfetta armonia con la asciuttezza della cover art che, a differenza delle nove intense e screziate tracce, non sembra convincere appieno nella sua nera veste. Forse la scelta fotografica non troppo accattivante finisce per delineare una struttura artistico estetica che (fortunatamente) si discosta con chiara intenzione dalle partiture proposte in questo insieme d’acido blues, capace di allineare old style a nuove arrampicate sonore.
Naked songs rappresenta una buon dimostrazione di come si possa rincorrere una sostanza folk blues attraverso trovate che travisano la psichedelia sottile, il gentile indie e le atmosfere nereggianti dell’intimismo impegnato. Un insieme di sonorità che passano dall’acustico alla distorsione moderata di idee, che a tratti portano alla mente PJ Harvey e John Parish, proponendosi in maniera attenta, anche se non troppo originale. Un disco suonato attraverso una minimale strutturazione musicale in cui il sempre affascinante ruolo della dobro emerge gentile e funzionale all’economia della narrazione sonora.

Il disco promosso dalla Go Down Records viene battezzato dalla chitarra acustica di Angels Gone , opener che ci trasporta lungo una traccia dall’impostazione indie lo fi, che sembra voler ricordare alcuni episodi sonori di Beck-Looser, forse complice la sensazione resofonica iniziale e i cambi direzionali della sei corde. Il brano ci fa percepire sin da subito l’intenzione alternative che il duo vuole promuove attraverso l’uso minimale delle partiture che attraversano gli anni ’70 di Candy Cars, in cui la vocalità della frontwoman offre il meglio di sé, prima con toni bassi e vintage alla Janis Joplin e poi con un’andatura Velvet dall’area recitativa.
Se poi con la dolce e convincente Let desire comes, il duo calibra i wahwah in maniera perfetta, con giochi dobro racconta il music trip di Hungry thieves, che si confonde ai vocalizzi bluesnoise di Shall i walk around e alle andature ipnotic-lo-fi di Pills of fire.

Degno di nota appare poi il dittico Track of you e Crash, da cui non emerge certo la voglia di osare, ma piuttosto un equilibrio essenziale di note in grado di mescolare in giuste dosi presente e passato.

Un disco che nasconde l’aria poetica, gentile e raffinata di artisti le cui anime sembrano incagliate tra le note che trovano linfa nelle sonorità d’oltreoceano. Una ben sviluppata atmosfera musicale che, vitalizzata da percezioni underground, porta l’ascoltatore dentro un mondo a se stante, tanto intrigante quanto nobile.

Tracklist:

1. Angels Gone
2. Candy Cars
3. Naked Lady
4. Track of You
5. Shall I Walk Around
6. Let Desire Come
7. Hungry Thieves
8. Crash
9. Pills of Fire

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