Ah!

CD cover

“Il titolo richiama una celebre espressione del Kena Upanisad (“Ciò che nel fulmine abbaglia, fa chiudere gli occhi ed esclamare “AH!”), indica la via per la ricerca della bellezza e dello stupore”.

Per una volta partire dal comunicato stampa aiuta. Pollock Project esiste da qualche anno ed ha già prodotto cose interessanti. Fare anche solo il nome dell’art jazz porta con sé l’ingombro di illustri precedenti, per cui in teoria ci sarebbe da andar cauti o cercare altre denominazioni. Qui invece la scelta è percorsa e si rivela felice all’ascolto (anche se per chi scrive la piacevole sorpresa è arrivata anni prima, con Quixote, di cui trovate qualche riga qui), e deve la sua riuscita al fatto che si è scelta una strada che si è capaci di percorrere sulle proprie gambe, avendo qualcosa di proprio da raccontare.

Di world music si parla da decenni e se n’è anche ascoltata tanta, di eccellente e di molto opinabile, sicché bisogna tornare anche in questo senso a dire che le definizioni sono pericoli, così come del resto è ormai pericoloso anche dire che si sta fuori dagli schemi, perché anche questo è talvolta schema e gabbia espressiva, quasi che a toccare territori non deserti sporchi le mani e il pedigree. Marco Testoni, Simone Salza ed Elisabetta Antonini provano qui a fare musica, a farla veramente, a metterci le idee e l’energia giocandosela a tutto campo. Prendono i rischi di chi utilizza i loop, i campioni, l’elettronica, i ritmi urbani, gli assoli su rimandi riverberati a mondi lontani, ma prendono anche il jazz, soprattutto tramite i fiati eleganti ma carnali, e prendono il calore di interventi vocali che mettono fisicamente un corpo a vibrare nei suoni. Il tappeto che sostiene con coerenza rumori di sintesi ed estemporaneità è un costante e dinamico incedere percussivo, ricco, articolato, capace di unire ma a sua volta impulso creativo.

Non è forse nell’imprevedibilità compositiva il punto di forza del lavoro. Cerchiamo di essere chiari su questo aspetto: un progetto di brani scritti lungo percorsi autenticamente nuovi è, non da oggi né da ieri, una rarità assoluta, qualcosa che è sano prendere come rarità e come evento. La ragione è probabilmente nel fatto che scrivere qualcosa di autenticamente nuovo e contemporaneamente piacevole si fa via via ed oggettivamente difficilissimo, e la genialità pura, quando e se c’è, non porta che altrettanto raramente ad un prodotto organizzato e consistente. Facciamo pace con questa premessa e proseguiamo, perché cercare sempre il colpo di genio non è per forza l’unica strada per godersi buona musica. Qui abbiamo mondi che si incontrano, diverse visioni della modernità che si prova a far confluire in un progetto sonoro, in un flusso che lungo l’ascolto funziona e porta con sé chi abbia voglia del viaggio.

Sento di consigliare questo lavoro non necessariamente a chi ami il jazz o la fusion, la world o il tribal, l’elettronica o l’avant jazz… no. Lo consiglio ai curiosi, a chi vuol guardare magari oltre la propria raccolta sonora e dare un’occhiata altrove. Per i gusti come al solito nulla diciamo né diremo mai, ché quello è giustamente affare vostro, ma la qualità c’è, ed è qui, dove c’è qualità, che fermarsi ad ascoltare vale sempre il tempo speso.

I Pollock Project:
Marco Testoni
caisa drum, percussions, piano, loop programming, live electronics
Simone Salza
sax soprano, clarinet
Elisabetta Antonini
vocal, live electronics