Afterhours, Siam tre piccoli porcellin
Finalmente!
Ci sono voluti un bel po’ di anni perché i milanesi Afterhours si decidessero
a dare alle stampe un disco dal vivo ma alla fine e’ arrivato (in formato
doppio CD a prezzo ridotto).
Dico finalmente per svariati motivi, il primo dei quali e’ che, forse, sono
il mio gruppo italiano preferito, il secondo che sono la band che ho visto
piu’ volte in concerto (e puntualmente mi sarebbe piaciuto portare a casa
un bootleg), il terzo che a mio avviso sono “Grandi” in generale…
Gli Afterhours, ormai, rappresentano un sinonimo di qualità’, la loro macchina
live, dopo piu’ di un decennio di attività’, e’ un meccanismo difficilmente
inceppabile e, Manuel Agnelli e compagnia cantante, davanti al loro pubblico
non si risparmiano mai, dispensando elettricità’, cuore e polmoni a profusione
(oltre a una sana dose di autoironia, vedi il titolo del disco).
Nonostante il rischio dell’autocelebrazione, nel caso dei dischi live, sia
sempre appena dietro l’angolo, bisogna dire che questa volta ci troviamo
davanti, piuttosto che a una normale uscita, a qualcosa che assomiglia piu’
ad un regalo rivolto ai numerosi fan.
Il primo cd raccoglie 15 pezzi nella loro versione elettrica (classica)
piu’ un inedito da studio (“la sinfonia dei topi”).
I brani si riferiscono tutti al periodo post-“Germi”, il loro album del
’95 con il quale hanno abbandonato definitivamente l’inglese per addentrarsi
nel pericoloso territorio metrico della lingua italiana.
Gia’ i primi due pezzi, “Germi” e “Siete proprio dei pulcini”, sono uno
schiaffo abrasivamente elettrico, poi il ritmo si calma, se cosi’ si puo’
dire, con “Rapace” e “Male di miele”. Su quest’ultima mi soffermo brevemente,
perche’ se fosse stata spinta appena appena di piu’ dal punto di vista della
pubblicità’, sarebbe potuta diventare comodamente, come ragionevolmente
ebbe a dire Guglielmi sul “Mucchio”, la “Smells like teen spirits” italiana,
con la sua aggressiva melodicita’.
Seguono un’ oscura “L’estate”, una “Non si esce vivi dagli anni ’80” da
far tremare i muri, poi “Simbiosi” con Emidio Clementi dei Massimo Volume
che si aggiunge nel finale.
Il ritmo si riaccende nei brani successivi e si placa un po’ solo con “Dentro
Marylin”, ovvero una delle piu’ belle canzoni italiane del decennio. E credo
di trovarmi in buona compagnia nel giudizio se addirittura Mina ne incise
una cover (cambiando il titolo in “Tre volte dentro me”).
Su tutto la poderosa e graffiante voce di Manuel Agnelli, spinta come al
solito ai limiti e oltre (ma come diavolo fara’ a reggere un intera serata
a quei livelli?), a cui spesso fa da coro un pubblico gioiosamente esultante.
Il secondo dei cd, che presenta altri 15 brani, mostra invece la versione
“acustica” degli Afterhours, rispecchiando scaletta e arrangiamenti visti
nel tour dell’anno scorso.
Con acustiche, violino e violoncello a farla da padrone, i pezzi, non solo
non perdono un filo del loro smalto, ma addirittura acquistano in calore
e profondità’ (vedi “Oceano di gomma” o “Pelle” per esempio).
Prima del meraviglioso finale con “Voglio una pelle splendida”, c’e’ tempo
anche per una sprigsteeniana “State Trooper” (da “Nebraska”).
Insomma, tra cavalcate adrenaliniche, affidate al primo disco, e tuffi intimisti
della sezione acustica, questo live, al di la’ del titolo che non gli rende
giustizia e della qualità’ altalenante della registrazione (alcuni pezzi,
mi sembra di aver capito, provengono da riversamenti quasi diretti di DAT),
e’ un ottimo biglietto da visita per conoscere gli Afterhours nella dimensione
a loro congeniale del palco.
Consigliato ad amanti del rock (non necessariamente italiano, anzi) e a
curiosi in generale.