Addio Proust! “Resina”, recensione
“Resina” è un lavoro degli Addio Proust! sulle proprie origini”, un lavoro in cui la band fiorentina regala la rivisitazione di tre cover (più un inedito), al servizio di un divertissement puro e libero, anteprima ragionata dell’imminente nuovo full lenght.
Il breve sentiero sonoro viene introdotto da una versione “kutziana” di Anna, composta nel 1970 dalla storica coppia Mogol-Battisti. Il basso espressivo nella sua tratta iniziale si mostra attraverso un approccio nuovo, spinto da venature post-punk, qui in grado di decontestualizzare le impronte originali, che non riescono al emergere nel minimalismo de Il vino, ripresa dal repertorio di Piero Ciampi immerso in sensazioni La Cruz. Di ottimo impatto, invece, appare il disegno doom di Io sto bene, composizione mitologica dei CCCP, tagliata dai graffi vocali di Mattia Gonnelli, bravo nel condurre un’inquieta rivisitazione del brano, riarrangiato in maniera quasi impeccabile attraverso idee slow motion e accenni divergenti, in cui rumorismo accorto e stoner si avvicinano a sensazioni desertiche.
L’unico inedito è invece Resina, che va a chiudere il quarto angolo di questa imperfetta forma geometrica; una traccia danzante e per certi versi eccessivamente “bandabardottiana”, che inizia chiarificare le idee… in vista dell’imminente seconda fatica.