Actionmen “Ramadama”, recensione
Non promettiamo la luna…voliamo basso, ma pensiamo in grande. Questo si legge nel dogma dell’Incosapevole Records, label labronica nata dall’urgenza di promuovere nuove band attraverso modalità indipendenti ed inusuali, proprio alla maniera del Did It Yourself anni’80, arrivando così a ridefinire i canoni inquinati del mondo Main.
Dal roster Inconsapevole (coaudiuvata da Autunno dischi) sta per uscire il secondo platter degli Actionmen. 74 minuti e 22 canzoni che, almeno per una volta, non voglio considerare troppi…anche perché questo disco è davvero una bomba!
Credo sia la prima volta in 15 anni di recensioni che arrivo ad usare questo termine desueto e inflazionato, ma in questo caso funzionale. Infatti, proprio come un esplosivo nascosto ( dietro ad una cover art pessima, sia per il criterio cromatico confusivo, sia per l’iconografia fuorviante) detona sul viso dell’ascoltatore in maniera immediata e sorprendente.
La talentuosa band romagnola arriva dopo un lunghissimo periodo di gestazione a questo doppio album consapevolmente hard rock e volutamente venato di funky, pop e hc.
Ad aprire le lunghe danze è Agamennone, il cui riff d’oltreoceano ridefinisce la nostra postura tra drum set trainante e una vocalità ritmica e retrò, i cui controcanti in musical style definiscono cambi direzionali indirizzati ad un valore teatralizzante. La band, pronta ad avvicinarsi al mondo Deep Purple con Diosporc (titolazione curiosa e forse…eccessiva) e con Mario, arriva a venarsi di prog e curiosi rimandi centro America. Proprio il trasversale viaggio nell’ego sonoro del gruppo ci porta, senza soluzione di continuità, verso la decade degli anni 60 con Orlando, in cui l’anima british è fagocitata da un controllato chaos, che si fa dance in Ram Das e pop punk in Mugna latin. Proprio da quest’ultima composizione sembra emergere un latin rock giocoso, in cui la lingua iberica si alterna a passaggi induriti nel cuore dell’armonia, dominata da una sei corde puntuale e attinente. Ad impreziosire il lato Rama è la coraggiosa coverizzazione di Living on my own , in cui una voce lontana si avvicina in tempi velocizzati verso strutture electrofunk, deformandosi in maniera proto dissacrante, tra echi e contrasti minimali, atti a ridiscutere l’andamento agogico del sistema funzionante. Il groove d’impatto è poi confermato da ottime composizioni come Franco, che con il suo post grunge/hc sembra ricordare alcuni episodi Bad Religion, e la travolgente Marino, mitragliante sound la cui architettura nu-punk inibisce passi falsi come Mugugna III e le svisate nostalgiche di Turbo Pascal.
Insomma, una doppia dose di musicalità tirata, da cui emergono i retroterra culturali dei musicisti, attraverso un approccio genuino e diretto, proprio come il lavoro di armonizzazione e di post produzione. Un disco che non lascia nessun dubbio sulla necessità di scavare nell’underground… e non (di certo) tra gli scaffali dei grandi magazzini, dove troverete un’imbarazzante classifica di vendita.
01 Agamennone
02 Mario
03 Living On My Own
04 Mirco e Frocele
05 Orlando
06 Ram Das
07 Dubai
08 Diosporc
09 Mugna latin
10 Jack McQuack
11 Kebab
01 Mugna II
02 Turbo Pascal
03 Querela
04 Mugna III
05 Marino
06 Franco
07 Cantante dei Korn
08 Demetrio
09 Mugna 45
10 Murgia
11 Salamm