ACE + Edo – Arts e Entertainment, recensione.
Visto che il respiratore che tiene in vita l’Hip-Hop è alimentato dai grandi vecchi, la paura che prima o poi questi ultimi cedano o finiscano le energie è sempre più grande. Ma fortuna (o inevitabile destino) vuole che l’età media dei rappers si sia alzata e quindi i veterani di cui sopra continuano a farsi spazio tra teenagers con occhialoni colorati, vestiti luccicanti e suoni sintetici. Senza risultare antichi o retro (o forse si ma allora meglio esserlo) apprendere della notizia di una collaborazione tra due personaggi che in modo diverso hanno segnato gli anni 90 dell’Hip-Hop è sempre un bel sapere. E se di Master Ace ultimamente si è sentito spesso parlare, per i suoi album solisti e per il progetto EMC, di Edo G., paladino della scena bostoniana, si erano in parte perse le tracce. In realtà proprio Ace lo aveva coinvolto in alcune apparizioni nei suoi dischi, e nell’underground la sua voce è rimasta sempre presente, evidenziando, in lui come in Ace, la voglia salda di mantenere viva l’essenza di beats e rime.
Ecco quindi che in maniera piuttosto naturale le carriere dei due si incrociano per un progetto più importante, un intero album in coppia destinato a ristabilire le distanza tra qualità e quantità. Il mix dei due toni vocali, più roco quello di Edo, più cristallino di Ace, si fonde su una serie di produzioni di ottima fattura, classiche, con tocchi soul mai invadenti, senza abuso di cori e con una classicità di base che rende il tutto piacevolmente nostalgico.
“Hands High” apre l’album su una base dagli spunti elettronici di M-Phazes, con un testo rivolto proprio alla superficialità delle nuove generazioni. Il pezzo successivo è una vera e propria dichiarazione d’amore alla fedeltà degli ascoltatori, “The Fans”, a cui è dedicato il testo al quale collabora anche un Large Professor sempre in forma. Il tono spensierato è perfettamente rispecchiato nella base di DJ Supreme One, il quale con potenti bassi e campionamenti di sintetizzatore realizza un potenziale hit per la prossima estate.
Puro “back to back rhyming” in “A&E’s”, traccia veloce in cui mostrano la loro tecnica e per descriversi utilizzano aggettivi e sostantivi che iniziano rispettivamente in A ed E, giustificando così i loro nomi e anche quello dell’album. I giochi di parole proseguono in “Little Young” la quale prende spunto dalle miriadi di rappers i cui nomi sono composti dalle parole “little” e “young” e parte dall’ironia per arrivare all’emblematico refrain “understand where I’m coming from, no you probably don’t ‘cos you’re a little young”. “Reminds Me” fa tuffare pienamente nell’Hip-Hop nel parco della New York di fine anni 80, con Supreme One che di nuovo riesce perfettamente a cogliere l’atmosfera raccontata dal testo, mentre “Good Music” è un manifesto della passione per questa musica che coinvolge il grande Posdunos dei De La Soul ed un redivivo DJ Spinna che fornisce una delle sue basi tendenti al minimalismo.
Le collaborazioni illustri non terminano qui perchè in “Pass The Mic” appare il sempreverde KRS-One, il quale come al solito prende il sopravvento su una magnetica produzione di Double-O, ma anche i due protagonisti mettono il punto esclamativo con le loro prestazioni al microfono. Il risultato è un classico pezzo da battaglia con tanto di scratch e doppio verso di ogni mc, compresa un’incursione raggamuffin di KRS. Un’altra vecchia gloria che partecipa alla festa è Doitall dei Lords of The Underground, presente in “Round & Round”, un resoconto dei posti visitati durante i tour che i tre condividono grazie alle loro lunghe carriere. Mentre l’album si appresta ad arrivare alla fine, si incappa nella perla del disco, un esempio di liricismo come pochi, l’esplosiva “Eight Is Enuff”, in cui due non fanno altro che passarsi il microfono e dare il loro meglio lungo una base tirata e macabra di Frank Dukes. Prima della festa finale della folle e surreale “Dancin’ Like A White Girl”, i due ripercorrono la loro vita artistica in “Here I Go Again”, in cui circa vent’anni di Hip-Hop vengono ripercorsi in pochi minuti per concludere dicendo che i due sono ancora qui e non mollano.
Quello che si percepisce durante l’ascolto di “Arts & Entertainment” è grande nostalgia per i vecchi tempi ma allo stesso tempo la voglia e la qualità per proporre un Hip-Hop fresco e genuino, sincero nei suoi testi e senza compromessi nei suoi suoni. E se l’alternativa al piattume odierno privo di anima, passione e cultura è uno sguardo solido alla tradizione, forse questo è uno dei pochi casi in cui dire “viva la restaurazione”.