2Black “Mind Infect”, recensione

2black.jpg

Welcome to my apocalipse, stand up and enjoy the trip…prepare for the fall into black.

Non ci sono dubbi. Vi basterà ascoltare i primi 10 secondi di questa travolgente mente infetta, per ritrovarvi nel più genuino thrash old school, ridefinito attraverso irruenti intarsi in double blasting e chitarre compatte dai riff fluenti, che non fanno che sfociare in rigurgiti passatisti. Si chiamano 2Black e arrivano dalla Svizzera con il loro incrocio di sensazioni teutoniche e striature d’oltreoceano.

Il nuovo disco del quintetto appare il fisiologico e naturale percorso maturativo di No time to die, dal quale il combo di Zurigo mantiene la vitalità espressiva, oggi bilanciata in maniera più convincente grazie ad una line up in grado di offrire spunti estetici di buon impatto. Il disco raccoglie le forze della golden age, avvicinandosi in maniera coraggiosa a stilemi vocali che si portano alla mente il primo Tom Araya, proprio come dimostra As long as you breathe. La traccia, infatti, sembra dover molto al mondo degli Slayer, anche se gli inserti armonici e i cambi agogici finisco per definire una propria caratterizzazione più convincente sui ritmi tirati e meno efficaci negli interludi strumentali (Shadow)

Nonostante la superficiale bipolarità espressiva, questo disco non potrà che convincere i vecchi hmk, riuscendo al contempo nel portare i giovani (assuefatti a sonorità gommose e talvolta asettiche del nu metal) verso la seconda era dell’HM. Ascoltando l’opener Falling into black non avrete speranza, sarete catapultati in un mondo speed thrash intenso e ricamato da violentissime sferzate, in cui i silenzi modificatori convogliano un naturale headbanging verso il crossover dei D.r.i. Da qui ripartono inattese enclave calmieranti pronte ad implodere verso il drum set della titletrack ed al suo forsennato riffing che solo a tratti cede all’easy listening.

Se poi Indifference vale da sola il prezzo del biglietto, proprio grazie ai suoi passaggi veloci e alle sue linee di sporco cantato, è con Empty promises che la macchina del tempo ci porta in un non luogo musicale, da cui effluvi heavy si mescolano ad un oculato andamento compositivo, pronto a ritrovarsi nella terminale Collision Damage, in cui la forza attrattiva riesce a regolare un sapore vintage piacevole e dirompente.

Tracklist

1. Falling into Black
2. Mind Infect
3. As Long as We Breathe
4. Desolation – Desperation
5. Guilty Angel, Innocent Devil
6. The Inner Beast
7. Indifference
8. Shadow
9. Colours of the Enemy
10. Empty Promises
11. Collision Damage